Biagio Antonacci ha rilasciato a cuore aperto una lunga intervista a Vanity Fair. Ha parlato non solo della sua vita privata, ma anche della sua carriera.
Ha svelato aneddoti sulla sua infanzia, sui suoi tour. Un uomo da sempre libero, che invita tutti a sentirsi tali.
«Ai miei figli dico sempre di rispettare gli altri, ma di provare a essere liberi con loro stessi e con i loro desideri»“. Invece, per quanto riguarda la sua infanzia, dice questo a riguardo.
«Papà era povero, arrivò da emigrante a Milano e dormiva nei palazzi in costruzione. La parola povertà la conosco perché siamo stati spesso sul suo ciglio. Ci chiamavano terroni e questa cosa ci ha scatenato dentro un senso di rivalsa.
Ci ha fatto dire: “Ve la faremo vedere”. Sono cresciuto nel Bronx, tra scorribande e risse. Eravamo i ragazzi della Via Pal noi di Rozzano.
Quando dicevamo “vengo da lì” sul volto degli altri si formava un’espressione di disgusto. Sono stato geometra tirocinante e nelle pause suonavo per quelli dell’ufficio animando la sera i piano bar o le budinerie dei navigli.
Antonacci a cuore aperto: la sua verità
Alberto Salerno, il marito di Mara Maionchi e lo scopritore di Eros Ramazzotti ascoltò i miei primi pezzi e mi disse: “Fanno schifo”, ma io ho sempre pensato che i pazzi fossero loro e che in realtà avevo talento.
Ma riconosco di non aver mai mollato nonostante le tante porte in faccia. I primi soldi che ricevetti mi parvero un errore perché la fortuna, ai poveri, sembra sempre uno sbaglio.
Quando arrivò dalla Siae un assegno da 20 milioni mia madre mi disse “chiama la Polizia, ti fanno la multa, non sono soldi tuoi”. Le risposi di stare calma: “Non chiamo nessuno mamma, quei soldi sono miei”». Uno dei suoi più grandi sensi di colpa è il seguente; ecco Antonacci a cuore aperto!
«I mesi più drammatici della mia vita furono quando nacque mio fratello Graziano. Avevo la Rosolia e temevo di trasmetterla al bambino che mia madre teneva in grembo e aveva aspettato per dieci anni, Il senso di colpa elaborato in quei mesi me lo sono portato dietro per tutta la vita.
È il peggiore dei sentimenti, il più inutile, il più inspiegabile. Lo trasmetti ai figli ed è un prodotto del benessere. Mio nonno, sette figli, al senso di colpa non aveva modo di pensare. Invito tutti a godere e a non pentirsi. Mettetelo nel cassetto, il senso di colpa.»
Parla anche un po’ dei suoi amori, senza tirarsi indietro.
«All’inizio avevo relazioni lunghe anche quando capivo che l’amore era finito: una follia. Ora sto con una ragazza, Paola, da 14 anni e sogno spesso una libertà che però nei fatti sono incapace di raggiungere.
Con Paola ci scegliamo ogni giorno, ma quando finirà finirà per lei. Le donne sanno abbandonare meglio degli uomini».
E sulla sua carriera, invece?
«Sono stato sempre conservatore, ma la mia libertà adesso è lasciare una tavola e alzarmi di scatto quando qualcuno mi sta sulle palle.
Sogno sempre di essere da un’altra parte, non riesco mai a godermi niente fino in fondo. Vorrei essere più pragmatico e organizzato, ma è contro la mia natura. L’unica cosa che non smetto di fare è la musica: non se ne può fare a meno.
Sogno di restituire la fortuna che ho avuto, far crescere talenti, aprire una fondazione. L’affetto del pubblico? Ci sono quelli che mi amano, quelli a cui sto antipatico e ci sono gli agnostici. Mi sta bene così».