Ancora sofferenza quella che stan vivendo la mamma e la sorella di Ciccio e Tore, i due fratellini scomparsi dalla loro città nel lontano 5 giugno 2006. Francesco e Salvatore Pappalardi sono stati ritrovati a distanza di due anni ovvero nel 2008, all’interno di un rudere chiamato “La casa delle cento stanze”.
Un importante fatto di cronaca che tutti gli italiani conoscono e portano nel cuore con grande dolore e dispiacere. In quei mesi dalla loro scomparsa erano milioni i telespettatori che seguivano attentamente le indagini con la speranza di poterli finalmente veder tornare a casa sani e salvi.
Purtroppo, però questo non è mai capitato e il 25 febbraio del 2008 sono stati trovati privi di vita mettendo così fine a tutte le speranze. A distanza di tantissimi anni una nuova brutta notizia ha visto protagonista la famiglia Pappalardi, precisamente la mamma e la sorella dei due fratellini.
Il risarcimento richiesto da parte della famiglia al Comune di Gravina e alla Edilarco è stato rifiutato. Ecco i dettagli di quanto stabilità all’interno del Tribunale e i motivi della sentenza.
Ciccio e Tore, i fratellini morti a Gravina: Nessun risarcimento per la madre e la sorella

La famiglia e gli avvocati di essa avevano richiesto il risarcimento nei confronti del Comune di Gravina e alla Edilarco, ovvero la società proprietaria dell’immobile in cui, Ciccio e Tore si erano recati proprio durante il giorno della loro scomparsa.
In da subito la Corte aveva confermato la sentenza in primo gravo nel 2021 in cui era stato negato ai familiari il risarcimento. Secondo i due collegi che hanno giudicato il caso, tutto sarebbe dispeso da caso fortuito.
Secondo i giudici infatti, l’immobile non era aperto e di libero accesso perché presente un muro di recinzione alto due metri. Non era quindi facile entrare al suo interno e serviva proprio a non permettere a terze persone di entrare.
I giudici hanno affermato: “La circostanza che molti ragazzi hanno confermato di essersi abusivamente introdotti nell’immobile (per recuperare il pallone o anche per gioco). Come correttamente ritenuto dal Tribunale, non consente di inferirne la conoscibilità e prevedibilità dell’evento da parte del custode”.
“Neppure i genitori dei ragazzi erano a conoscenza della frequentazione abituali del fabbricato da parte di questi ultimi. L’intromissione nell’altrui proprietà, chiusa al libero accesso, non consente di invocare la prevedibilità dell’evento. Hanno fatto ingresso in un immobile recintato e visibilmente abbandonato e fatiscente, dando luogo alla fattispecie dell’uso anomalo della cosa in custodia” termina il provvedimento.