Esperienze di pre-morte. Che cosa si prova a un passo dalla fine o un passo già dentro quel che chiamiamo morte?: ECCO COSA SI PROVA DA ‘DEFUNTI’!
Si rivede la propria vita come un film? Si incontrano i familiari e gli amici che già sono morti? Si prova dolore, ci si sente bene, o semplicemente non si prova nulla? In molti se lo domandano. Ma alcuni lo sanno.
Sono coloro che hanno vissuto un’esperienza di pre-morte una volta dichiarati clinicamente deceduti.
Quello che si sa per certo della nostra vita terrena è che abbiamo un lasso di tempo per crescere, sviluppare esperienze e tramandare il nostro codice genetico e le nostre abilità acquisite alla nostra prole fino al momento in cui moriamo. Di questo evento traumatico sotto molti punti di vista (cessazione dell’esistenza prima di tutto, ma anche effetti collaterali sui nostri cari) abbiamo solo la certezza che i nostri organi vitali smettono di funzionare e la promessa di un aldilà di luce o di tenebre in base al nostro operato sulla terra.
C’è però un lasso di tempo tra la vita terrena e quella ultraterrena di cui non sappiamo nulla, in molti credono che ci si trovi in uno spazio buio e che si corra verso una luce che dovrebbe rappresentare il paradiso, altri che tutta la vita ti scorra davanti, ma in entrambi i casi non ci sono testimonianze dirette che lo possano provare. Per cercare di approfondire questo tema e dare qualche risposta vi riportiamo di seguito un paio di testimonianze anonime di persone che sono morte per qualche minuto e sono state successivamente riportate in vita.
La prima testimonianza riguarda un uomo il cui cuore ha smesso di battere per un paio di minuti durante un intervento chirurgico: “Sono sempre nervoso quando mi sottopongo a interventi chirurgici ma quella volta sentivo che c’era qualcosa che davvero non andava, ho fatto testamento e l’ho messo in un cassetto. Infatti durante l’intervento sono sorti dei problemi, in particolari ho iniziato a perdere sangue e per qualche istante il mio cuore ha smesso di battere. Poi ho scoperto di essere ‘morto’ per diversi minuti. Non so se quella che ho vissuto sia stata un’esperienza reale, un’allucinazione o un mix delle due cose ma mi son svegliato in qualcosa che sembrava lo spazio ma senza stelle o luce. Non fluttuavo, per così dire: semplicemente mi trovavo in una condizione stabile, non sentivo freddo, caldo, fame o altro. Sentivo che c’era una luce, una presenza amorevole vicino ma non sentivo l’urgenza o il bisogno di avvicinarmisi. Ricordo che stavo ripensando alla mia vita ma non come fosse un film, più come se guardassi delle pagine di un libro saltando da un episodio all’altro. Non mi ricordo se ho preso la decisione di restare o tornare indietro, semplicemente mi sono risvegliato nel reparto di terapia intensiva due giorni dopo”.
Questo racconto sembra confermare quanto comunemente creduto: fine dei patimenti, luogo sospeso nello spazio e nel tempo, la presenza di una luce che ti chiama ed un rapido excursus degli eventi che hanno condizionato la tua vita.
Diversa ma per certi versi simile l’esperienza raccontata da un motociclista dopo un terribile incidente in moto che lo ha reso in fin di vita: “Sono svenuto mentre viaggiavo a circa 80 km/h e sono finito contro un palo. Ho due ricordi ben chiari di quell’evento. Il primo è di essermi ritrovato come sottosopra a chiedermi pigramente perché stessi attraversando una via al contrario; la seconda cosa che ricordo, invece, è il dolore provato nello sbattere contro il palo. In condizioni normali avrei davvero pianto come un bambino ma mi ricordo invece che ero sul selciato e le cose stavano diventando lentamente nere e silenziose, una situazione che era oggettivamente di sollievo perché allontanava da me il dolore che avevo provato all’impatto. L’unico motivo per cui non mi sono addormentato è perché ho sentito qualcuno gridare ‘”Sveglia! Tirati su! Alzati!” e poi c’era qualcuno che stava prendendo a schiaffi il mio casco. Quando ho aperto gli occhi ho visto mio fratello sdraiato sull’asfalto vicino a me ed era una cosa incredibile perché mio fratello era morto diversi anni prima”.
Questo ragazzo parla di un silenzio ed un oscurità che invadono tutto quello che ci circonda, anche in questo caso non si ha una sensazione di paura o di smarrimento ma di serenità. Niente luce ne immagini di vita vissuta, però, in questo racconto viene introdotto un altro elemento: il collegamento con le anime dei propri cari defunti. Queste sono solo due tra migliaia di esperienze che raccontano in maniera leggermente differente ciò che capita in quegli istanti. Ad una prima analisi l’unico elemento di collegamento costante tra queste è l’impressione di una sospensione del dolore e delle angosce, una sensazione di calore rassicurante che ti porta ad essere in pace con te stesso.
Un’altra utente, Vera, ha raccontato quel che le è accaduto: è stata avvelenata dal monossido di carbonio esalato da una stufa difettosa quando aveva 11 anni e viveva con la madre nell’ex Unione Sovietica.
“Lo posso vedere anche adesso, mentre mi culla dolcemente, coprendomi con il suo pesante ed invisibile mantello di morte. Ad un certo punto ho sentito il mio cuore battere all’impazzata, nella mia testa un ronzio come se ci fosse un’ape dentro, e un dolore come se due coltelli fossero stati conficcati da ogni parte della mia testa. Sapevo che stavo per morire proprio in quel momento.
Era una sensazione di emergenza totale. Stavo morendo e nessuno nel mondo mi poteva sentire. Poi ho visto qualcosa come un plasma di colori attorno a me, in una prospettiva davvero strana. Prima sembravano delle nuvole liquide, con i colori che si mescolavano, tutto attorno a me. Poi mi sono sentita sollevare, ho provato a guardarmi ma non riuscivo a vedermi, era come se non ci fossi più.
Quello mi ha scioccato, ma non spaventato. Anche perché non mi sentivo sola. C’erano degli altri che non potevo vedere ma sapevo che c’erano perché mi parlavano.
Era come se mi stessero dando il benvenuto. L’ultima cosa che ricordo era di voler essere da un’altra parte e trovarmi lì nel momento in cui lo desideravo. Ero infinitamente felice”.
Vera venne salvata dal padre che ha chiamato un’ambulanza. I medici gli dissero che era troppo tardi, e la bambina venne dichiarata clinicamente morta per mezz’ora circa. Poi è “tornata a vivere”.
fonte: ilnavigatorecurioso.it
Esperienze di pre-morte. Che cosa si prova a un passo dalla fine o un passo già dentro quel che chiamiamo morte?: ECCO COSA SI PROVA DA ‘DEFUNTI’!
Si rivede la propria vita come un film? Si incontrano i familiari e gli amici che già sono morti? Si prova dolore, ci si sente bene, o semplicemente non si prova nulla? In molti se lo domandano. Ma alcuni lo sanno.
Sono coloro che hanno vissuto un’esperienza di pre-morte una volta dichiarati clinicamente deceduti.
Quello che si sa per certo della nostra vita terrena è che abbiamo un lasso di tempo per crescere, sviluppare esperienze e tramandare il nostro codice genetico e le nostre abilità acquisite alla nostra prole fino al momento in cui moriamo. Di questo evento traumatico sotto molti punti di vista (cessazione dell’esistenza prima di tutto, ma anche effetti collaterali sui nostri cari) abbiamo solo la certezza che i nostri organi vitali smettono di funzionare e la promessa di un aldilà di luce o di tenebre in base al nostro operato sulla terra.
C’è però un lasso di tempo tra la vita terrena e quella ultraterrena di cui non sappiamo nulla, in molti credono che ci si trovi in uno spazio buio e che si corra verso una luce che dovrebbe rappresentare il paradiso, altri che tutta la vita ti scorra davanti, ma in entrambi i casi non ci sono testimonianze dirette che lo possano provare. Per cercare di approfondire questo tema e dare qualche risposta vi riportiamo di seguito un paio di testimonianze anonime di persone che sono morte per qualche minuto e sono state successivamente riportate in vita.
La prima testimonianza riguarda un uomo il cui cuore ha smesso di battere per un paio di minuti durante un intervento chirurgico: “Sono sempre nervoso quando mi sottopongo a interventi chirurgici ma quella volta sentivo che c’era qualcosa che davvero non andava, ho fatto testamento e l’ho messo in un cassetto. Infatti durante l’intervento sono sorti dei problemi, in particolari ho iniziato a perdere sangue e per qualche istante il mio cuore ha smesso di battere. Poi ho scoperto di essere ‘morto’ per diversi minuti. Non so se quella che ho vissuto sia stata un’esperienza reale, un’allucinazione o un mix delle due cose ma mi son svegliato in qualcosa che sembrava lo spazio ma senza stelle o luce. Non fluttuavo, per così dire: semplicemente mi trovavo in una condizione stabile, non sentivo freddo, caldo, fame o altro. Sentivo che c’era una luce, una presenza amorevole vicino ma non sentivo l’urgenza o il bisogno di avvicinarmisi. Ricordo che stavo ripensando alla mia vita ma non come fosse un film, più come se guardassi delle pagine di un libro saltando da un episodio all’altro. Non mi ricordo se ho preso la decisione di restare o tornare indietro, semplicemente mi sono risvegliato nel reparto di terapia intensiva due giorni dopo”.
Questo racconto sembra confermare quanto comunemente creduto: fine dei patimenti, luogo sospeso nello spazio e nel tempo, la presenza di una luce che ti chiama ed un rapido excursus degli eventi che hanno condizionato la tua vita.
Diversa ma per certi versi simile l’esperienza raccontata da un motociclista dopo un terribile incidente in moto che lo ha reso in fin di vita: “Sono svenuto mentre viaggiavo a circa 80 km/h e sono finito contro un palo. Ho due ricordi ben chiari di quell’evento. Il primo è di essermi ritrovato come sottosopra a chiedermi pigramente perché stessi attraversando una via al contrario; la seconda cosa che ricordo, invece, è il dolore provato nello sbattere contro il palo. In condizioni normali avrei davvero pianto come un bambino ma mi ricordo invece che ero sul selciato e le cose stavano diventando lentamente nere e silenziose, una situazione che era oggettivamente di sollievo perché allontanava da me il dolore che avevo provato all’impatto. L’unico motivo per cui non mi sono addormentato è perché ho sentito qualcuno gridare ‘”Sveglia! Tirati su! Alzati!” e poi c’era qualcuno che stava prendendo a schiaffi il mio casco. Quando ho aperto gli occhi ho visto mio fratello sdraiato sull’asfalto vicino a me ed era una cosa incredibile perché mio fratello era morto diversi anni prima”.
Questo ragazzo parla di un silenzio ed un oscurità che invadono tutto quello che ci circonda, anche in questo caso non si ha una sensazione di paura o di smarrimento ma di serenità. Niente luce ne immagini di vita vissuta, però, in questo racconto viene introdotto un altro elemento: il collegamento con le anime dei propri cari defunti. Queste sono solo due tra migliaia di esperienze che raccontano in maniera leggermente differente ciò che capita in quegli istanti. Ad una prima analisi l’unico elemento di collegamento costante tra queste è l’impressione di una sospensione del dolore e delle angosce, una sensazione di calore rassicurante che ti porta ad essere in pace con te stesso.
Un’altra utente, Vera, ha raccontato quel che le è accaduto: è stata avvelenata dal monossido di carbonio esalato da una stufa difettosa quando aveva 11 anni e viveva con la madre nell’ex Unione Sovietica.
“Lo posso vedere anche adesso, mentre mi culla dolcemente, coprendomi con il suo pesante ed invisibile mantello di morte. Ad un certo punto ho sentito il mio cuore battere all’impazzata, nella mia testa un ronzio come se ci fosse un’ape dentro, e un dolore come se due coltelli fossero stati conficcati da ogni parte della mia testa. Sapevo che stavo per morire proprio in quel momento.
Era una sensazione di emergenza totale. Stavo morendo e nessuno nel mondo mi poteva sentire. Poi ho visto qualcosa come un plasma di colori attorno a me, in una prospettiva davvero strana. Prima sembravano delle nuvole liquide, con i colori che si mescolavano, tutto attorno a me. Poi mi sono sentita sollevare, ho provato a guardarmi ma non riuscivo a vedermi, era come se non ci fossi più.
Quello mi ha scioccato, ma non spaventato. Anche perché non mi sentivo sola. C’erano degli altri che non potevo vedere ma sapevo che c’erano perché mi parlavano.
Era come se mi stessero dando il benvenuto. L’ultima cosa che ricordo era di voler essere da un’altra parte e trovarmi lì nel momento in cui lo desideravo. Ero infinitamente felice”.
Vera venne salvata dal padre che ha chiamato un’ambulanza. I medici gli dissero che era troppo tardi, e la bambina venne dichiarata clinicamente morta per mezz’ora circa. Poi è “tornata a vivere”.
fonte: ilnavigatorecurioso.it