Una lettera lasciata accanto al bimbo abbandonato nella Culla per la Vita del Policlinico di Milano nelle ultime ore sta commovendo l’intera Italia. Ieri nella giornata di Pasqua il reparto di neonatologia della clinica Mangiagalli ha così ospitato un nuovo piccolo arrivato.
Si tratta di Enea, un neonato lasciato dalla propria mamma all’interno della famosa Culla per la Vita insieme ad una lunga lettera che, ha emozionato in primis i sanitari e poi tutto il resto dei cittadini. Questo tipo di culla non è altro che un posto sicuro, ovvero una culla termica creata per le neo mamme.
Essa è collegata ad un impianto elettrico e ad un sistema di monitoraggio della saturazione di ossigeno e delle condizioni di salute. Una volta che una mamma lascia il proprio neonato al suo interno, un allarme avvisa i medici e gli infermieri del reparto della presenza di un nuovo arrivato.
Non tutti conoscono la Culla per la Vita ma ieri, nel giorno di Pasqua, è arrivato inaspettatamente il piccolo Enea. Accanto al corpicino del piccolo, i sanitari hanno trovato una commovente lettera che, ha stretto il cuore di tutti e poi condivisa con il resto della Nazione.
Culla per la vita, la lettera del neonato abbandonato: “Ciao, mi chiamo Enea”

Nel giorno di festa l’allarme del reparto di neonatologia ha inaspettatamente suonato, avvertendo gli infermieri della presenza di un nuovo bimbo. Questa volta il piccolo abbandonato ha un nome, una storia ed un biglietto che in brevi righe spiega tutta la sua vita.
Il piccolo è stato trovato alle ore 11.40 di domenica mattina e fin da subito i sanitari lo hanno prelevato per svolgere tutti gli accertamenti del caso e monitorare il suo stato di salute. Enea, pesa circa 2.6 chili e per fortuna sta bene e accanto a sé il biglietto affermava: “Ciao, mi chiamo Enea. Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile”.
A commentare l’accaduto è anche Fabio Mosca, ovvero il direttore della neonatologia e della Terapia intensiva neonatale del Policlinico di Milano. Quest’ultimo ha infatti affermato: “Vivo come una sconfitta sociale non essere riusciti a intercettare una persona in difficoltà”.
“Sia fondamentale, perché ci permette di accogliere il bimbo e di aiutare la mamma nella sua drammatica scelta, in tutta sicurezza. Vivo però questo evento anche come una sconfitta a livello sociale, perché in qualche modo non siamo stati in grado di intercettare una madre in grande difficoltà. Madre che, qualora ci ripensasse, siamo pronti ad accogliere e ad assistere” termina il direttore.