Santino Di Matteo, padre di Giuseppe, il bambino sciolto nell’acido dalla mafia, ha commentato il possibile differimento di pena del “capo dei boss” Totò Riina
“Deve morire in carcere”. Queste sono state le parole di Santino Di Matteo, il padre di Giuseppe, il bambino ucciso dalla mafia su ordine di Totò Riina. L’uomo non ha gradito l’apertura da parte della Cassazione a un differimento della pena. Che è in via di essere vagliata per concedere una “morte dignitosa” al “capo dei capi”.
In un’intervista a Fanpage Santino si è sfogato. “È una cosa vergognosa – ha dichiarato – perché a prescindere da tutto, io ho perso un figlio”. L’omicidio del bambino avvenne con lo scioglimento del piccolo nell’acido. La modalità fu decisa proprio da Totò Riina come vendetta trasversale per il tradimento di Di Matteo. A eseguire il delitto fu invece Giovanni Brusca, boss di San Giuseppe Jato, molto fedele a Riina nonché esecutore materiale della strage di Capaci.
Di Matteo non ha usato giri di parole: “Dopo che uno ha fatto uccidere duemila persone… Io non avrei neanche parlato, avrei detto resti tutto chiuso.
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