Il sequestratore del piccolo Giuseppe Di Matteo, Franco Cataldo, 85 anni, è stato scarcerato. Più di 300 sono gli scarcerati nell’ultimo periodo, sta avvenendo in questi giorni. Cataldo si trovava nel carcere milanese di Opera.
Per l’85enne sono stati emessi gli arresti domiciliari, e il motivo riguarda la sua salute. Cataldo era responsabile, insieme ad altri, di avere sequestrato il piccolo Di Matteo, il figlio del pentito Santino Di Matteo. L’ordine era dato da Giovanni Brusca.
L’accusa all’epoca aveva scritto che probabilmente, tra i posti usati per nascondere il piccolo innocente, c’era anche una masseria che apparteneva proprio a Cataldo. La polemica, sul web e da parte dei ministri, è ormai in atto.
Sono circa 300 i mafiosi scarcerati, e il nome di Franco Cataldo è passato subito alla critica. Il concorso al sequestro del piccolo, nonostante siano passati anni, è troppo da sopportare. E probabilmente non passerà mai.
Cataldo all’epoca era arrestato insieme ad altri mafiosi; si nascondevano in un bunker sotterraneo, locato in un casolare di San Giuseppe Jato. Proprio qui anche il piccolo aveva trascorso i suoi ultimi giorni.
Scarcerato il sequestratore di Di Matteo
Alcune ordinanze dell’ultimo periodo non riguardano unicamente la salute dei mafiosi scarcerati. Infatti, in alcune note, si legge espressamente che i motivi sono legati all’emergenza sanitaria del Coronavirus in Italia.
Le reazioni dei politici non sono tardate ad arrivare. Si chiede infatti al governo di intervenire immediatamente, in particolare affinché le cure siano garantite all’interno delle strutture penitenziarie. In questo modo si eviterebbe di scontare la condanna nei territori di origine.
Anche la deputata di Forza Italia, Annagrazia Calabria, ha scritto un tweet. “L’ergastolano Franco Cataldo, l’uomo che tenne segregato Giuseppe Di Matteo figlio del pentito Santino di Matteo nell’estate del 1994, è stato scarcerato per il rischio Coronavirus.”
Nel frattempo, anche il Ministro Alfonso Bonafede sta valutando di approfondire una norma in modo che i magistrati di sorveglianza possano rivalutare alcune scarcerazioni dei boss che sono state già predisposte.