Farmaco contro l’Alzheimer. Dopo vent’anni di lotta e numerosi insuccessi in campo scientifico ieri la FDA, l’agenzia del farmaco degli Stati Uniti, ha dato il via libera all’approvazione del primo farmaco in grado di contrastare il meccanismo della malattia di Alzheimer bloccandone la causa e non i sintomi come numerosi altri rimedi, rallentandone la progressione.
S tratta di un successo importantissimo per la lotta ad una malattia che ogni anni colpisce milioni di persone. Il farmaco si chiama Aducanumab ed è prodotto dalla Biogen. E’ basato su una terapia con anticorpi monoclonali che può essere iniettata per via endovenosa in pazienti con malattia di Alzheimer moderata. Aducanumab si lega infatti a molecole presenti nelle placche amiloidi (il cui accumulo nel cervello è associato alla malattia), riducendo così la corsa della patologia e consentendo alle persone di continuare a svolgere le attività quotidiane più basilari. Il trattamento andrà effettuato ogni 4 settimane.
Non si può parlare però di un vero e proprio via libera perché l’effettiva efficacia del farmaco è tutta da valutare. La FDA ha dato un via libera condizionato ad un nuovo studio clinico che l’azienda dovrà condurre. Se questo dovesse fallire l’autorizzazione sarà revocata. Restano comunque ancora molti dubbi avanzati da una commissione indipendente di esperti dell’agenzia. Secondo i quali non ci sono prove sufficienti che dimostrino l’efficacia del farmaco.
Farmaco contro l’Alzheimer: il costo stimato
La Biogen al momento non ha rivelato il prezzo dell’Aducanumab, ma gli analisti stimano che potrebbe aggirarsi sui 30-50mila dollari per un anno di trattamento.
“È il primo farmaco dopo vent’anni che sembra poter aiutare i malati, ma non sarà per tutte le persone colpite da Alzheimer” – ha detto all’Ansa Paolo Maria Rossini, direttore del Dipartimento di neuroscienze-neuroriabilitazione dell’Irccs San Raffaele Roma.
“Questo nuovo farmaco è il primo in grado di interferire con uno dei tanti ‘killer’, la proteina beta-amiloide ma per quello che ricordo ha potenziali effetti collaterali come microemorragie cerebrali. Chi lo farà dovrà sottoporsi a risonanze magnetiche e aver documentato la presenza della proteina beta-amiloide”. In Italia si stima che siano circa 100mila le persone potenziali candidati alla cura.