Il caso riguardante il veliero Bayesian sta continuando a tenere banco in Italia come nel Regno Unito, poiché secondo le ultime indagini sembra che qualcosa non torni in quanto è accaduto ma soprattutto per il comportamento de il capitano.
Un caso di cronaca che ha segnato l’Italia ma soprattutto la Sicilia, visto che il naufragio ricordiamo essere avvenuto al largo delle coste di Porticello. Nelle ultime, è stato ascoltato il comandante dello yacht.
Senza ulteriori indugi vi andiamo a riportare le parole del comandante James Cutfield, che si trovava al comando del veliero proprio durante l’affondamento di quest’ultimo. Inoltre, vi parleremo di alcuni punti di domanda ancora irrisolti.
Il capitano del Bayesian in lacrime: Le dichiarazioni al Pm
Le prime parole di James Cutfield, capitano del veliero Bayesian, hanno voluto sottolineare come lui non sia scappato mentre lo yacht affondava. Inoltre, ha cercato di aiutare, portando in salvo il maggior numero di persone possibile.
Essendo presente nella lista degli indagati, James è stato interrogato una prima volta, ma in quel momento aveva deciso di non rispondere alle domande. L’unica sua dichiarazione è stata quella in cui dice di non essere “come Schettino”.
Nella sua difesa però ci sono dei punti che non trovano una risposta. Il primo è l’allarme scattato in ritardo di circa mezz’ora rispetto al momento in cui è iniziato il pericolo; il secondo riguarda i dispositivi di sicurezza non funzionanti; infine, il terzo è il ruolo del cuoco, unica vittima dell’equipaggio.
Durante il suo interrogatorio il capito è scoppiato in un forte pianto, di fronte al procuratore capo Ambrogio Cartosio e al pubblico ministero Raffaele Cammarano. Intanto, chi lo ha preceduto come capitano del veliero ha dichiarato che guidarlo è una “sfida strutturale”.
Inoltre, ha anche detto che: “con un’inclinazione a 45 gradi e i bocchettoni della sala macchine aperti la barca poteva avere seri problemi”. La sua linea difensiva parte però dall’allerta gialla che la Protezione Civile aveva diramato per la serata di lunedì. In questo modo, le colpe non sarebbero attribuite ad un errore umano, ma alle condizioni meteorologiche particolarmente avverse.
Anche all’interno di un gruppo whatsapp composto da comandanti si è parlato molto di quanto accaduto: “Al di là dei bollettini, chi fa questo mestiere conosce bene i rischi quando arriva un fronte freddo sopra un mare così caldo. Era da giorni che ci scrivevamo di stare attenti perché poteva scatenare fenomeni violenti e improvvisi. Il fronte era passato da Formentera, disastro, poi in Sardegna” ha precisato Dudi Coletti, comandante di un cento piedi sfuggito alla tempesta. “Ma a Porticello è successo qualcosa di imprevedibile” ha concluso.
Una delle domande più importanti che per ora non ha risposta è quella che riguarda le 5 vittime presenti in una sola cabina. Questo potrebbe essere legato alla ricerca della botola d’emergenza. Successivamente, in molti si sono chiesti se l’acqua potrebbe essere entrata del portellone dell’area tender dimenticato aperto, oppure dai bocchettoni della sala macchine; nonostante non ne spieghi la grande quantità che è entrata, e che ha fatto affondare il veliero.