La scomparsa di Giulia Tramontano e l’autopsia svoltasi nella giornata di oggi ha segnato un capitolo buio della cronaca italiana. La giovane donna di 29 anni incinta al suo settimo mese di gravidanza ha perso la vita per mano del suo fidanzato Alessandro Impagnatiello.
Quest’oggi grazie ai risultati dell’autopsia tenutasi a Milano, i medici legali hanno potuto confermare le cause della morte. L’uomo infatti, attraverso ripetuti gesti ha così segnato per sempre la vita della neo mamma che portava in grembo suo figlio Thiago.
Una morte a cui nessuno si è ancora arreso, in particolar modo la famiglia Tramontano che per ora ha voluto mantenere il silenzio su quanto emerso dall’autopsia. Nella giornata di oggi però, a parlare per la prima volta del ritrovamento di Giulia è stata la carabiniera Daniela Nuzzo, comandante della compagnia di Rho.
Quest’ultima competente sul territorio di Senago ha così raccontato a La Repubblica gli istanti in cui ha ritrovato Giulia ormai priva di vita. Un dolore che l’agente svela con grande tristezza dopo ore di grande speranza e di preghiere.
La carabiniera che ha trovato Giulia Tramontano: “Quando l’ho vista mi sono arresa”

La giovane ragazza è stata trovata nell’intercapedine di un locale box della casa del fidanzato. Nella giornata di oggi è proprio la carabiniera a rilasciare una lunga intervista raccontando quegli attimi in cui le sue speranze sono cessate.
“Sin da subito io e il comandante di stazione di Senago abbiamo avuto dei dubbi. L’indagato nella denuncia diceva che Giulia si era portata via dei soldi, il passaporto, effetti personali, poteva essere anche plausibile che se ne fosse andata dopo dei litigi di quel tenore. In cuore mio c’era l’ottimismo di pensarlo, di sperarlo”.
“Ma io faccio questo lavoro da quando ho 19 anni, già da subito siamo formati per andare oltre le apparenze, e i segnali che avevamo hanno fatto traballare l’ipotesi messa in campo dall’indagato” spiega Nuzzo.
Sul ritrovamento del corpo di Giulia invece: “fino all’ultimo ho sperato che non fosse vero. Non potevo credere che fosse andata così. Quando l’ho vista è stato come una resa. Conoscendoli cresce ancora di più l’immedesimazione. Per i genitori, per la sorella. Io ho due sorelle. Mi chiedo, potevamo fare qualcosa?”.
La carabiniera termina affermando: “L’unica consolazione ora è che ci stiamo lavorando con anima e passione, in un modo ancora più sentito, abbiamo lavorato spinti dal “dobbiamo capire cos’è successo”, speravo fosse partita ma sapevo in fondo che non era così”.