Laura Bonafede è stata attestata dai Carabinieri del Ros per la sua grande e stretta vicinanza a Matteo Messina Denaro. La donna che nella vita svolge il ruolo di maestra è stata inserita nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sui fiancheggiatori del latitante.
Quest’ultima di 55 anni nelle scorse ore è stata fermata dagli agenti dopo aver ricevuto l’ordine da parte della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. L’accusa nei confronti della donna è davvero pesante e ancora una volta, ha lasciato l’Italia senza parole.
Matteo Messina Denaro prosegue i suoi giorni in carcere dopo aver terminato anche i vari cicli di chemioterapia a cui si era sottoposto. Nel corso degli anni mentre svolgeva la sua vita da latitante, sembrano essere state tante le persone che l’hanno aiutato.
Tra queste senza ombra di dubbio c’è anche Laura Bonafede che avrebbe favorito la latitanza dell’uomo creando con lui una vera e propria storia d’amore. Nelle ultime ore nei suoi confronti sono emerse pensanti accusa alle quali dovrà rispondere.
Laura Bonafede, arrestata la maestra vicina a Massimo Denaro

Secondo gli inquirenti, quest’ultima con il suo comportamento avrebbe aiutato la latitanza di Matteo Messina Denaro. Essa infatti, era stata vista in più occasioni come una donna molto vicina a lui dal punto di vista fisico ma anche sentimentale.
Ormai da lungo tempo il suo nome era stato accostato a quello del latitante attraverso dei pizzini. Su Laura in più occasioni si erano svolte delle indagini da parte degli inquirenti che, per mesi, hanno cercato di ricostruire tutti i suoi contatti con quelli del latitante.
Nei giorni scorsi i Carabinieri avevano anche perquisito l’intera abitazione di Bonafede cercando prove che potessero incastrarla. Nella mattina di oggi è così scattato l’arresto nei suoi confronti ed è stata trasferita in carcere dopo la disposizione ricevuta dalla magistratura.
Nelle ultime ore anche la figlia di Laura Bonafede sarebbe indagata per favoreggiamento. Per la giovane ragazza in passato erano stati chiesti gli arresti domiciliari ma il Gip ha rigettato l’istanza a causa della mancanza di prove.