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Home » test » Lettera a mio figlio che un giorno (non) sarà uomo violento

Lettera a mio figlio che un giorno (non) sarà uomo violento

Cettinella da Cettinella
18 Maggio 2016
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Invocazioni per la Pentecoste

L’uomo onnipotente

Un uomo dopo una notte di interrogatorio è crollato e ha spiegato di aver ucciso sua moglie, suo figlio di 5 anni, l’altro figlio di 20 mesi. L’ha fatto perché considerava la sua famiglia un ostacolo ad una nuova storia.
Si era invaghito di una collega, un amore non corrisposto, ma che lui bramava come sogno. Ora chiede per se stesso il massimo della pena ma resta lucido quando racconta come e perché ha deciso di sterminare i suoi cari.

COSA C’ENTRA QUESTA STORIA BRUTALE CON TE, FIGLIO MIO?

C’entra, perché sei un uomo. Perché lo stai diventando. Perché ogni volta che accade una cosa del genere, il mio primo pensiero, da quando sei nato è: ma la madre di questa persona come può amare ancora suo figlio? Come può trovargli una scusante, come può ancora guardarlo in faccia? Io, potrei? C’entra, perché di “uomini che odiano le donne” – gran bel libro che ha finito per diventare un’odiosa, ma pur vera, etichetta – ce ne sono tanti. E il germoglio di solito è la prepotenza e la vigliaccheria. Le donne non ne sono immuni, ovviamente, ma negli uomini, se si trasformano in violenza, sono letali.
Io, donna, vorrei insegnarti ad essere uomo. A scoprire dentro te stesso e mostrare agli altri, il tuo mondo maschile. Che è fatto di quella tenerezza riservata a pochi, di braccia forti e adolescenza ostentata, di sigarette che fumerai come un pazzo e che quando deciderai di smettere, niente e nessuno ti farà tornare indietro, di caparbietà e dolcezza, di pallone e macchinine, ma anche di piatti da lavare e camicie da stirare (tu e non la mamma o la fidanzata). Di pubertà vissuto da solo o con gli amici, di tanto studio o nessuno studio, di una ricerca continua alla tua strada, di lotta fra indipendenza e “mammosità”.
Vorrei insegnarti a capovolgere il tuo cielo per accogliere le donne nuvolose, a trasformarti in mare, anche quello burrascoso ma capace poi di trasformarsi in acqua limpida una volta passata la tempesta. Vorrei dirti che un giorno amerai tantissimo, costruirai una famiglia, sarai padre e compagno ma un altro giorno potresti scoprire di non amare più nello stesso modo e allora Pietro, ti prego, non essere vigliacco: abbi il coraggio di fare male, di ferire la donna che hai amato e non ami più. Parlale, accetta e subisci le sue lacrime, il suo dolore, la sua disperazione. Comprendile se puoi, ma sii sempre sincero. Le bugie sono come pugni, la verità, anche la più brutta, prima o poi verrà apprezzata. Se sarà lei a dirti addio, piangi figlio mio. Non ti vergognare della tua debolezza, della tua delusione, della tua paura, della tua rabbia. Ma incanalala, sempre. E le tue emozioni, le manifestazioni delle tue emozioni, conservale come gioiello prezioso. E se amerai un uomo, dillo con orgoglio, con fierezza, proprio come si grida al vento l’amore per una donna. Non chiederti se sei sbagliato, se non sei un uomo. Quei dubbi serviranno soltanto agli uomini e alle donne che non capiscono come l’amore superi qualunque etichetta, qualunque “giusto o sbagliato”.
E ridi, ridi tanto. Conserva la tua risata bambina di adesso, portane un pezzettino con te, quando sarai adulto. Le donne a volte dimenticano di ridere, anche di se stesse, spesso stritolate in mille ruoli e competizioni. Stempera il loro senso del dovere, la loro pesantezza, il loro continuo e perpetuo sentirsi sempre “dopo”. E leggi, leggi sempre. I tuoi bellissimi libri di avventure ma anche “Piccole donne”. Gli Aristogatti ma pure Cenerentola. Amale le donne, perché sono belle. E difficili. E complicate. Ma lo sei anche tu, piccolo uomo. È solo che la società spesso ci costringe a entrare nei nostri stereotipi e a non abbandonarli più. Lotta contro la gabbia della società, qualunque essa sia. Sul lavoro, nelle scelte personali, nell’amore, in famiglia.
E ogni tanto, a qualunque età, fai come hai fatto l’altro giorno mentre giocavi indaffarato. «Signor Pietro, ma che lo dà un bacino a sua mamma?». Tu ti fermi, ti giri, mi guardi e dici, serio serio: «Ti». Mi corri incontro e mi dai un bacio bavoso. Nel tuo «ti» c’è tutto l’amore che io ti auguro di conservare per le tue donne speciali.

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