Annalisa Minetti, cantante e atleta paraolimpica di 46 anni, che a soli 18 anni ha perso la vista a causa di una grave forma di retinite pigmentosa. Questa sindrome che le è calata sugli occhi come un velo scuro, non permettendole di vedere il mondo ben definito.
Da quel giorno, il suo mondo è stato composto solamente da ombre, fino a quando le stesse non hanno lasciato il posto al buio più totale. Ma nonostante il suo grande limite, la cantante ha potuto vivere una carriera ricca di successi.
Dal settimo posto a Miss Italia 1997, fino alla vittoria del Festival di Sanremo 1998. si è inventata come atleta vincendo la medaglia di bronzo nei 1500 metri alle Paraolimpiadi di Londra, un bronzo ai Campionati europei di atletica leggera paraolimpica ed un oro ai campionati del mondo di atletica leggera.
Purtroppo però, il suo dolore da quando ha annunciato di essere diventata completamente cieca, riguarda particolarmente i suoi figli. È proprio quest’ultima infatti, ha voluto rilasciare delle importanti affermazioni.
“Non vedere i miei figli crescere, fa male”: Il dramma di Annalisa Minetti

Annalisa ha due figli, il primo di nome Fabio di 15 anni nato dall’amore tra lei e Gennaro Esposito, e la seconda figlia di Elena di soli 5 anni nata dal matrimonio con Michele Panzarino.
Sul periodo della gravidanza e sulle sue facoltà di poter essere madre ha voluto dichiarare, durante un’intervista rilasciata a Gente: “Ho messo a tacere gli sciocchi, chi pensa che la maternità sia diritto solo dei normodotati. Mettere al mondo i figli per me è stato un atto d’amore”.
La cantante di 46 anni è un grande esempio di come alla società si possa dimostrare molto: “La società ti dice che sei di***bile, cioè senza abilità. Credo, invece, che ognuno di noi abbia abilità, alcune più spiccate di altre, ed è necessario lavorarci su per svilupparle”.
“Non vedo, ma il mio corpo ha fatto di più di quello che si poteva immaginare. Non vedo, però sento, tocco, vivo”. Infine sulla perdita totale della vista: “Mi fa ancora male. Non m’importa non poter più vedere gli alberi, la natura, è non vedere i miei figli crescere a farmi male. Quando mi dicono: ‘Che bella tua figlia!’, ‘Com’è diventato tuo figlio!’, mi prende un magone”.