Omicidio Willy. Arrivano ulteriori particolari sulla triste vicenda di Willy Monteiro, il ragazzo ucciso di botte domenica scorsa a Colleferro. A raccontare nuovi particolari su quella tragica notte è stato il carabiniere che per primo ha soccorso il ragazzo, il maresciallo Antonio Carella.
Sono da poco passate le 3.30 di domenica sera quando le grida e le urla di aiuto giungono fino all’alloggio di servizio del militare Carella.
Pochi minuti e il 53enne è giù in strada davanti all’aiuola che si affaccia in largo Santa Caterina a Colleferro. Intorno ad un ragazzo atterra inerme c’è una folla di una decina di persone che si agita. Tentano di rianimarlo, gli danno qualche schiaffo ma nulla, Willy non dà segni di vita.
Carella, parla di una scena “disperata, tra le più cruente dei tanti anni passati in servizio”. Chiama i soccorsi, avverte il comando, tenta di capire se quel ragazzo respiri ancora e immediatamente mette in moto le indagini per cercare di risalire agli autori della brutale aggressione.
Chiede ai ragazzi presenti se hanno visto qualcosa e questi parlano di un Suv che a forte velocità ha fatto irruzione sulla scena del delitto. Capisce che bisogna individuare il proprietario dell’auto. Per fortuna, c’è un ragazzo Matteo, che è riuscito a fotografarla, un Audi dalla quale sono scesi i fratelli Bianchi.
Il carabiniere la invia immediatamente al proprio comandante che si mette sulle tracce della vettura. Non è difficile risalire al proprietario che risulta essere la compagna di Alessandro Bianchi, fratello di Marco e Gabriele.
Omicidio Willy: il fermo al bar di famiglia dei fratelli Bianchi
Nel frattempo il carabiniere resta accanto a Willy in attesa dell’arrivo dei soccorsi: “Sono rimasto accanto a Willy tutto il tempo necessario finché non lo hanno portato via. Ero in pena per lui come fosse un figlio” – racconta.
Dalle indagini esce fuori che i Bianchi hanno un bar ad Artena. I carabinieri si presentano lì superate le 4 del mattino. Si trovano davanti giovani dai modi spavaldi e con la fama di picchiatori. Loro sono in 5, i carabinieri in 3.
Come approcciare senza metterli in allarme? Ci pensa Carella a raccontare come sono andati i fatti: “Decido di dirgli che siamo lì per controlli all’auto, un modo laterale per affrontarli evitando di spaventarli troppo e scongiurando una possibile reazione”. I giovani pensano di aver esagerato con la velocità dell’auto, rispondono alle domande e si tranquillizzano. A quel punto Carella li informa della morte di Willy e li invita a seguirli al comando.