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Padre Pio da Pietrelcina: Sono Un Povero Frate Che Prega

Sono un povero Frate che Prega ci racconta parte della vita di Padre Pio. Un Frate che ha vissuto per Cristo, i deboli e la fede.

Gianluca Mercurio by Gianluca Mercurio
27 Dicembre 2017
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Padre Pio da Pietrelcina sono un Povero Frate che Prega è la testimonianza della vita del santo. Un testo molto importante per tutti i fedeli del Santo. Il riassunto della sua vita, scritto da Vincenzo Sansonetti, ha l’obiettivo di riassumere i punti salienti della sua vita.

Il percorso spirituale di Padre Pio, la sua profonda fede, la credenza e una vita trascorsa a lodare Gesù Cristo. Padre Pio, umile testimone di Cristo vissuto nell’obbedienza, ha offerto la sua sofferenza per espiare i mali del XX secolo. Che cosa ci insegna a quarant’anni dalla morte.

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«La vita e la missione di Padre Pio testimoniano che difficoltà e dolori, se accettati per amore, si trasformano in un cammino privilegiato di santità, che apre verso prospettive di un bene più grande, noto soltanto al Signore».

Con queste parole Giovanni Paolo Il, domenica 16 giugno 2002, in una affollatissima piazza San Pietro, ricordava la figura del frate del Gargano nell’omelia della messa di canonizzazione.

Dopo quasi 19 anni dall’inizio del processo canonico (20 marzo 1983), dopo la proclamazione della sua venerabilità (18 dicembre 1997) e la sua beatificazione (2 maggio 1999), il religioso nato a Pietrelcina (in provincia di Benevento) il 25 maggio 1887, e morto a San Giovanni Rotondo (in provincia di Foggia), il 23 settembre 1968, al secolo Francesco Forgione, era finalmente santo anche per la Chiesa, dopo il riconoscimento della fama di santità da parte delle legioni dei suoi devoti.

Padre Pio da Pietrelcina: All’ombra della Croce

«Non è forse proprio il “vanto della Croce” ciò che maggiormente risplende in Padre Pio?» – aggiungeva Papa Wojtyla. La storia di un povero frate che prega.

«Quanto attuale è la spiritualità della Croce vissuta dall’umile Cappuccino di Pietrelcina! Il nostro tempo ha bisogno di riscoprirne il valore per aprire il cuore alla speranza.

Nel piano di Dio, la Croce costituisce il vero strumento di salvezza per l’intera umanità e la via esplicitamente proposta dal Signore a quanti vogliono mettersi alla sua sequela».

Nell’esistenza terrena di Padre Pio «la Croce non è un episodio, ma un atteggiamento di vita, perché tutta la sua vita è vissuta all’ombra della Croce».

Lo dirà il cardinale Josè Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, sintetizzando l’essenza della santità del Padre, al congresso internazionale: Padre Pio, l’uomo, il cristiano, il santo, organizzato a Roma dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione con il coordinamento diocesano dei Gruppi di preghiera di Padre Pio.

Il cardinale spiega che “Padre Pio sapeva e ripeteva che il dolore per sé è un male, non è appetibile, non è conforme alla natura umana, che istintivamente lo rifugge come contrario alla felicità»; ma la sua missione era di proporre «i motivi teologali e soprannaturali» della sofferenza.

La Croce è strettamente unita alla preghiera. Perché, tornando alle parole di Giovanni Paolo II il giorno della canonizzazione, «la ragione ultima dell’efficacia apostolica di Padre Pio, la radice profonda di tanta fecondità spirituale, si trova in quella intima e costante unione con Dio di cui erano eloquenti testimonianze le lunghe ore trascorse in preghiera.

Amava ripetere: “Sono un povero frate che prega”. Convinto che “la preghiera è la migliore arma che abbiamo, una chiave che apre il Cuore di Dio”».

Ha stupito il mondo con la sua vita

La frase, sono un povero frate che prega, divenne importantissima. Poco più di tre anni prima, la domenica 2 maggio 1999, nell’omelia per la beatificazione, sempre in piazza San Pietro, lo stesso Papa Wojtyla aveva sottolineato.

«La gioia di tanti fedeli, che da tempo attendono l’elevazione agli onori degli altari di Padre Pio da Pietrelcina». L’umile frate che «ha stupito il mondo con la sua vita tutta dedita alla preghiera e all’ascolto dei fratelli».

E aveva anche ricordato che «innumerevoli persone si sono recate ad incontrarlo nel convento di San Giovanni Rotondo e il pellegrinaggio, anche dopo la sua morte, non è cessato». Non è mancato il ricordo personale.

«Quando ero studente, qui a Roma, ebbi io stesso occasione di conoscerlo personalmente e ringrazio Iddio che mi dà oggi la possibilità di iscriverlo nell’albo dei Beati». Ricordiamo che Wojtyla, da vescovo, chiese e ottenne – grazie all’intercessione del Padre – la guarigione di un’amica, la dottoressa Wanda Poltawska, madre di famiglia, ammalata di cancro.

L’identificazione con Cristo del povero frate

Quale altro scopo ha avuto la durissima ascesi a cui Padre Pio si è sottoposto fin dalla prima giovinezza, se non la progressiva identificazione con Gesù?

«Chi si recava a San Giovanni Rotondo per partecipare alla sua Messa, per chiedergli consiglio o confessarsi», sono sempre le parole di Giovanni Paolo Il il giorno della solenne beatificazione, «scorgeva in lui una immagine viva del Cristo sofferente e risorto. Sul volto di Padre Pio risplendeva la luce della risurrezione.

Il suo corpo, segnato dalle stimmate, mostrava l’intima connessione tra morte e risurrezione, che caratterizza il mistero pasquale».

Non è mancata una sottolineature proprio sulle stimmate: «Per il Beato di Pietrelcina la condivisione della Passione ebbe toni di speciale intensità: i singolari doni che gli furono concessi e le sofferenze interiori e mistiche che li accompagnavano, gli consentirono di vivere una esperienza coinvolgente e costante dei patimenti del Signore».

Lo zelo per le anime e la carità fraterna

La vita del futuro santo non è stata priva di ostacoli e di difficoltà.

Infatti, «non meno dolorose, e umanamente forse ancor più cocenti, furono le prove che dovette sopportare in conseguenza, si direbbe, dei suoi singolari carismi.

Nella storia della santità talvolta accade che l’eletto, per una speciale permissione di Dio, sia oggetto di incomprensioni. Quando ciò si verifica, l’obbedienza diventa per lui crogiuolo di purificazione, sentiero di progressiva assimilazione a Cristo, rinvigorimento dell’autentica santità».

La sofferenza patita e accettata si trasformava nell’apostolato del perdono (passava intere giornate in confessionale) e in gesti di amore generoso verso i fratelli. Ancora Wojtyla: «La sua carità si riversava come balsamo sulle debolezze e sofferenze dei fratelli.

Padre Pio unì così allo zelo per le anime l’attenzione per il dolore umano, facendosi promotore a San Giovanni Rotondo. Una struttura ospedaliera, da lui chiamata Casa Sollievo della Sofferenza.

Egli la volle un ospedale di prim’ordine, ma soprattutto si preoccupò che in esso si praticasse una medicina veramente umanizzata. In cui il rapporto con il malato fosse improntato alla più calda premura e alla più cordiale accoglienza».

Padre Pio era consapevole che «chi è malato e sofferente ha bisogno non sola di una corretta applicazione dei mezzi terapeutici. Ma anche e soprattutto di un clima umano e spirituale che gli consenta di ritrovare se stesso nell’incontro con l’amore di Dio e la tenerezza dei fratelli».

Con la Casa Sollievo della Sofferenza il santo Cappuccino ha voluto mostrare che i «miracoli ordinari» di Dio passano attraverso la nostra carità.

Come? Rendendosi «disponibili alla condivisione e al servizio . generoso dei fratelli», concludeva Giovanni Paolo Il, «e avvalendosi .di ogni risorsa della scienza medica e della tecnica».

L’epoca dell’allontanamento dalla fede

Ma la vicenda personale di Padre Pio si è fortemente intrecciata con gli avvenimenti burrascosi del Novecento. Il “secolo breve” che, nell’oblio di Dio, ha prodotto conflitti cruenti e ancor più sanguinose ideologie totalitarie.

Un secolo in cui il male è salito in cattedra, un secolo perverso che non solo ha conosciuto l’orrore di due guerre mondiali. Ma che, dopo il secondo conflitto e dopo la “rivoluzione culturale” del Sessantotto, è diventato il tempo della cultura della morte, della droga, dell’aborto, della negazione dell’identità, dell’eutanasia.

Un secolo che, con l’ingegneria genetica, ha offerto la possibilità all’uomo di sostituirsi al Creatore. Padre Pio si muove in quest’epoca di allontanamento dalla fede. Ma anche di grandi lotte, in cui la Chiesa cerca di non lasciarsi estromettere dalla vita pubblica.

Due le date cruciali, come ha ricordato Marco Invernizzi in una recente conferenza: il 1918 e il 1948. Il 1918 è l’anno in cui si conclude «la guerra forse più gravida di conseguenze nefaste per l’Occidente». Perché segna la fine di un mondo in cui «la gente, ancora dedita in buona parte al lavoro agricolo, viveva all’interno di un orizzonte cristiano».

Ebbene, il 20 settembre 1918 Padre Pio riceve le stimmate. Vengono misteriosamente impresse nel suo corpo le stesse piaghe, alle mani, ai piedi e al costato, inflitte al Signore durante la Passione. Esse lo accompagneranno per mezzo secolo, fino alla morte.

La persona stimmatizzata è «un testimone visibile della sofferenza del Signore. Ma a lui è affidato anche il compito di combattente. Nel senso che il suo dolore è reso misticamente efficace nella lotta che Gesù Cristo conduce per salvare le anime dall’eternità dell’inferno».

Padre Pio da Pietrelcina

Neppure nel 1948, trent’anni dopo, Padre Pio sarà spettatore inoperoso della guerra condotta dalle ideologie moderne contro ciò che restava della civiltà cristiana. contro la Chiesa cattolica, che aveva contribuito in modo determinante a edificarla nel mondo.

Quando in Italia, il 18 aprile 1948, si svolgono elezioni politiche decisive per le sorti del Paese. Il frate partecipa alla battaglia con la preghiera, la sofferenza e l’autorevole parola. Chiedendo preghiere e invitando, in anticipo sull’evento, a ringraziare la Madonna per l’esito dello scontro.

Ma c’è anche una terza data da ricordare, il 1968, l’anno del transito del frate al Cielo. Si saprà solo negli anni successivi, vedendone le conseguenze, quanto importante e quanto devastante sia stato l’anno che ha dato nome a un’epoca, appunto il Sessantotto.

Secondo un testimone attendibile, fratel Modestino, il frate cappuccino che fu per decenni accanto al Padre, il futuro santo avrebbe offerto la sua vita contro quel modo di vestirsi. Proprio in quegli anni cominciava a diffondersi nell’ambiente femminile anche del Mezzogiorno, perché vedeva in anticipo i peccati che avrebbe favorito.

Oggi questo episodio potrebbe far sorridere. Ma vedendo qual è il costume che ormai domina nel modo di vivere degli occidentali, quello fu sicuramente un segno profetico. Questa è la storia della vita di Padre Pio da Pietrelcina.

Tags: Padre Pioreligionestoria

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