Patente di immunità Covid. I numeri del contagio da coronavirus in Italia restano ancora alti. Da alcune settimane però la curva sembra essersi stabilizzata e sta iniziando a dare i primi segnali di flessione. Dal monitoraggio effettuato dal Ministero della Salute di ieri è emerso che già diverse regioni hanno da giorni l’indice Rt inferiore ad 1.
Insomma se le cose proseguiranno così a dicembre e nel periodo natalizio potrebbe esserci qualche libertà in più richiamando sempre al buonsenso dei cittadini. Niente tavolate numerose, baci e abbracci a Natale e a Capodanno. Superato poi lo scoglio di questa seconda ondata c’è da iniziare a pensare a come distribuire le dosi di vaccino. Vaccino che a partire dal prossimo mese inizierà ad arrivare in Italia.
Le dosi, inizialmente, non basteranno per tutti, pertanto le autorità stanno iniziando già a studiare dei piani di intervento che permettano di monitorare la somministrazione del vaccino. Da qui l’idea di un patentino di immunità covid per consentire gli spostamenti e mantenere traccia degli individui che sono stati vaccinati. Il primo ad avanzare questa ipotesi è stato Massimo Galli, uno dei più importanti virologi italiani che alcuni giorni fa ha detto: “Dobbiamo iniziare a pensare a cosa accadrà quando i vaccini saranno disponibili”.
Patente di immunità Covid: come funzionerà
Restiamo al momento nel campo delle ipotesi ma dovesse essere questa la linea intrapresa dal governo, andiamo a vedere come funzionerebbe questa patente di immunità.
L’obiettivo sarà registrare e monitorare la distribuzione del vaccino in Italia e permettere, a chi non rappresenta più un rischio, la mobilità da una regione all’altra senza alcuna restrizione. Solo chi si sottoporrà al vaccino, quindi, riceverà questa sorta di patentino.
Oltre ad accelerare un ritorno alla normalità, l’obiettivo della patente di immunità rimane principalmente quello del tracciamento: il rilascio dello stesso, infatti, permetterà alle autorità sanitarie di capire quante persone sono state vaccinate e come la diffusione del virus rallenta in rapporto al numero di persone che hanno ricevuto la cura.