Pregare aiuta a guarire? Non tutti pregano allo stesso modo ma è certo che l’uomo si rivolge al divino quando cerca sostegno e conforto e soprattutto in presenza di una malattia, chiedendo la guarigione. Lo ha anche detto Papa Francesco che la preghiera è la migliore arma che abbiamo.
Anche la scienza sembra che negli anni si sia interrogata su che ruolo la fede abbia avuto nel decorso delle malattie, svolgendo parecchie ricerche. Una tra le più importanti è quella condotta dal cardiologo Herbert Benson, il fondatore del Benson Henry Institute for Mind Body Medicine al Massachusetts General Hospital di Boston.
Quest’ultimo sembra che sia dedicato allo studio degli effetti della meditazione su diverse malattie coronariche, apparato respiratorio ed equilibrio metabolico.
Ebbene, i risultati sono stati davvero sorprendenti. Questa pratica è chiamata Prayer Therapy. Ma di cosa si tratta? Quali sono i suoi effetti?
Pregare aiuta a guarire? Prayer Therapy
Alcune indagini arrivano una a San Francisco e l’altra a Kansas City sugli esiti della prayer therapy. Queste si sono incentrate per lo più sulle patologie del cuore. Un’altra indagine invece è stata condotta in Israele su circa 4000 pazienti ed ha esaminato gli effetti sulle infezioni gravi.
I risultati di tutte queste indagini sono variabili. Ad ogni modo, diverse ricerche sono giunte alla conclusione che pregare non va a cambiare le condizioni dei malati. Altri esiti hanno invece rivelato che pregare faccia bene, altre ancora sostengono che addirittura faccia male.
Secondo quanto riferito dagli esperti, gli esiti positivi andrebbero ponderati per bene perché influenzati da vari fattori e la spiritualità non c’entrerebbe poi chissà quanto. Questo sarebbe quello che Fabrizio Benedetti, professore ordinario di neurofisiologia e fisiologia umana all’Università di Torino definisce effetto placebo.
Sostanzialmente un atteggiamento fiducioso innesca il rilascio di endorfine e ormoni che tengono a distanza sintomi dolorosi. Qualcuno, così, pregando potrebbe stare meglio. «Anche la preghiera agisce a livello psicologico, generando fiducia, speranza, ottimismo», spiega Giuseppe Remuzzi.
«È stato dimostrato che questi elementi favoriscono l’aderenza al percorso terapeutico nel caso delle malattie più serie e la guarigione nel caso di quelle non gravi».
Remuzzi aggiunge: «C’era uno studioso che sosteneva che la preghiera fosse in grado di proteggere da alcune complicanze dell’Aids. Aveva ricevuto anche dei finanziamenti dal governo per condurre le sue ricerche, ma poi si è scoperto che truccava i dati. Ancora più clamoroso il caso di un ricercatore coreano che lavorava a New York nell’ambito della fecondazione assistita. L’uomo aveva pubblicato nel 2001 uno studio volto a dimostrare che le donne che pregavano avevano più probabilità di restare incinte. Il tutto si rivelò una frode».
Pregare riduce ansia e depressione
Se quindi pregare non guarisce da malattie, sembra che possa avere effetti favorevoli nel caso di disturbi neurologici o psichiatrici. Secondo uno studio che è stato condotto dal National Institutes of Health degli Stati Uniti, le donne che pregano regolarmente hanno una probabilità inferiore del 50% di sviluppare demenza lieve o la malattia di Alzheimer.