Quota 100 addio. Sono tanti i dossier sul tavolo di Mario Draghi in queste prime settimane da Presidente del Consiglio. Uno su tutti riguarda la riforma delle pensioni. Si lavora sottotraccia anche perché c’è una data che non può essere aggirata e anzi si avvicina a grandi passi: il 31 dicembre, infatti, terminerà la sperimentazione triennale di Quota 100 che finirà in soffitta. E si dovrà inevitabilmente correre ai ripari.
Quota 100 è stata approvata con il famoso decretone, il famoso DL 4/2019 approvato a fine gennaio, poi convertito nella Legge numero 26/2019.
Con l’addio di Quota 100, misura che consente il pensionamento anticipato all’età di 62 anni, si produrrà uno scalone di oltre cinque anni. Senza Quota 100, infatti, si potrà andare in pensione con le sole regole previste dalla riforma Fornero. Quindi cinque anni dopo (all’età di 67 anni con la pensione di vecchiaia o anche con 42 anni e 10 mesi di contributi con la pensione anticipata).
Per risolvere questo problema e non penalizzare coloro che per pochi mesi non raggiungeranno i requisiti per il pensionamento con Quota 100 si sta pensando all’introduzione di una serie di misure come già fatto all’indomani della riforma Fornero.
Quota 100 addio, varie opzioni per rimpiazzarlo
Si parla, ad esempio, di Quota 102 con delle penalizzazioni in uscita per chi decide di andare in pensione a 64 anni e con 38 anni di contributi.
Non è però l’unica opzione: si potrebbe anche agire sulle soglie di pensionamento e sui coefficienti di trasformazione, rimanendo nel “solco” contributivo.
C’è poi anche terza opzione, come riportato dal Sole24ore: quella cioè di collocare l’intervento sulla previdenza all’interno della costruzione di un nuovo Welfare emersa dal discorso alle Camere del premier.