“Mamma, raccontami ancora una volta tutto quello che è successo quando sono nato e sono venuto al mondo.” “Papà, spiegami cosa hai provato.”
Sono queste le domande più frequenti dei bambini poste nel corso della loro infanzia ai genitori, mossi dal desiderio e dalla curiosità di conoscere tutti i dettagli del momento in cui sono venuti al mondo.
A volte questi racconti sono espressi dai genitori ma anche dai nonni, ma quasi sempre viene tralasciata la parte ostetrica. Dunque quella traumatica del parto, concentrandosi soltanto sulla sfera emozionale.
Non tutti forse sanno che prima di giungere al mondo, il feto ha già la consapevolezza di essere umano in quanto il suo cervello seppur ancora piccolo e immaturo, percepisce il mondo esterno.
Nutre le cellule celebrali e i geni dove è scritto praticamente tutto quello che siamo e tutto quello di cui abbiamo bisogno. Ciò fa sì che il feto che non ha ancora visto il mondo esterno, è in grado di identificare e rispondere ad un volto.
Un recente studio effettuato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Lancaster in Inghilterra, pare abbiano pubblicato il suo lavoro sulla rivista Current Biology. I ricercatori hanno spiegato che i feti, raggiunte le 34 settimane reagiscono in modo esclusivo alle ombre, dalla forma del viso umano.
“Raccontami di quando sono venuto al mondo.”
I ricercatori in questione pare abbiano effettuato degli esperimenti proiettando sul ventre materno un volto umano stilizzato e i risultati sono stati sorprendenti. Si è scoperto che il feto girava la testa soltanto per seguire delle immagini aventi questa forma. Mentre gli altri stimoli pare non abbiano suscitato alcun interesse.
Questo interessante studio, dunque, ha dimostrato come i feti tra le 33 o 34 settimane sono già capaci di processare informazioni sensoriali. Di distinguerli e il secondo dato molto interessante è quello secondo cui siamo programmati per entrare in connessione con la nostra specie.
Ovviamente nessuno di noi riesce a ricordare il momento in cui si è venuti al mondo, eppure secondo alcuni psicologi, i bambini dai 3 ai 6 mesi per diverso tempo conservano alcuni ricordi che vengono immagazzinati nel cervello e permettono ai bambini di associare sentimenti di qualità e sicurezza con la voce materna.
Dunque è proprio il fatto che nessuno di noi riesce a ricordare la propria origine che nei primi anni di vita si è spinti a chiedere ai genitori di raccontare questo momento con tanto di dettagli.