Reddito di cittadinanza a ‘ndranghetisti oltre 100 denunce. La Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha messo a segno l’operazione “Mala civitas”. Portando alla luce una truffa allo Stato incredibile è stato infatti scoperto di come oltre 100 persone tra boss, figure di spicco e gregari di cosche percepissero il reddito di cittadinanza.
Tra di loro esponenti di spicco delle più note famiglie di ‘ndrangheta operanti nella piana di Gioia Tauro. O delle potenti ‘ndrine dei Tegano dei Serraino.
Presenti anche i capibastone delle maggiori cosche della Locride, tra le quali la ‘ndrina Comisso-Rumbo-Figliomeni di Siderno, la ‘ndrina Cord’ di Locri, la ‘ndrina Manno-Maiolo di Caulonia e la ‘ndrina D’Agostino di Canolo.
Tra di loro anche i figli di Roberto Pannunzi. Definito il “Pablo Escobar italiano” e considerato dagli investigatori italiani e statunitensi come uno dei più grandi broker mondiali di cocaina che si vantava di pesare i soldi anziché contarli.
Suo figlio maggiore, sposato con la figlia di uno dei più grandi produttori mondiali di cocaina colombiana, percepiva il sussidio apparendo agli occhi dello Stato come una persona nullatenente e tendenzialmente povera nonostante la sua famiglia avesse accumulato un patrimonio da nababbo.
Reddito di Cittadinanza ai ‘ndranghetisti: 101 persone denunciate all’INPS
Le indagini hanno interessato una platea di oltre 500 persone gravate da pesanti condanne in termini di associazione di stampo mafioso come riporta il sito today.it .
Tra di loro 101 persone sono state denunciate e segnalate all’INPS per l’avvio della procedura di revoca dei benefici e il conseguente recupero delle somme.
Sulla carta, nessuno di loro avrebbe dovuto ricevere il sussidio. In teoria, la norma esclude tra i percettori del reddito chiunque abbia ricevuto una condanna definitiva negli ultimi dieci anni.
Ma si è scoperto come presentare un’autocertificazione fasulla bastasse affinché ogni controllo venisse aggirato.
Somme già elargite che ammontano a circa 516mila euro che dovranno essere restituite. Di conseguenza sarà sospesa anche l’erogazione delle somme restanti che permetteranno allo Stato di risparmiare altri 470mila euro.