L’allarme dei geologi è chiaro e preoccupante: «C’è una faglia nel Mediterraneo, relativamente giovane, che si sta espandendo», dicono e sono anche molto convinti dei risultati dei loro studi. E quando ci sono le faglie ci sono anche i terremoti, è inevitabile, come riporta Leggo.
Una squadra di ricercatori internazionali, coordinati dall’ICM-CSIC, che ha studiato, negli ultimi anni, ha registrato alcuni terremoti avvenuti in seguito al contatto tra la placca eurasiatica e quella africana, in pieno Mediterraneo che quindi potrebbe mettere in serio pericolo anche le regioni del sud Italia. Le regioni meridionali infatti sono quelle direttamente toccate dalla faglia e più vicine al punto più attivo della spaccatura tettonica.
La faglia: possibili terremoti
La faglia in questione, è nota come faglia di Al-Idriss. Si trova a metà strada tra Spagna e Marocco, nel mare di Alboràn, non lontano dallo Stretto di Gibilterra.
Nel 2016, questa faglia fu la causa di una serie di violenti terremoti. A cominciare da quello, di magnitudo 6.4 della scala Richter, avvenuto nel gennaio di quell’anno.
Nei mesi successivi furono diverse le scosse registrate nella zona, alcune delle quali di magnitudo superiore a 5. Chiaramente avvertite dalla popolazione, in quel caso in Spagna come in Marocco. E’ da quella faglia che dipendono i terremoti.
Lo studio
I geologi hanno rivelato uno scivolamento di circa 4 millimetri all’anno, uno spostamento minimo ma necessario a provocare terremoti di notevole magnitudo che possono essere rilevati dalla Spagna anche nelle nostre regioni meridionali.
Dopo aver lanciato l’allarme sul rischio sismico nella regione, infatti, i ricercatori sono riusciti a studiare nel dettaglio la struttura della faglia in questione e di quelle interconnesse.
«Si tratta di un sistema di faglie molto giovani, per noi è un’opportunità unica per studiarne la crescita e l’evoluzione», spiegano i ricercatori. «Grazie alle misurazioni batimetriche siamo riusciti a ricostruire un modello tridimensionale della faglia di Al-Idrissi assolutamente preciso. Ora che conosciamo la sua struttura, possiamo studiare l’evoluzione sismica di tutto il sistema complessivo».