Totò Schillaci ha dovuto affrontare un lungo periodo di grande buio a causa della malattia che si è presentata nella sua vita come un fulmine a ciel sereno. Il famoso calciatore che tutti noi ricordiamo durante le ‘Notti Magiche’ dei Mondiali di Italia ’90.
Quest’ultimo nei prossimi giorni prenderà parte al programma tv “Pechino Express” che ha sancito così un ritorno alla normalità dopo la sua malattia. Per diverso tempo è lui stesso ad essere rimasto fuori dalla scena combattendo contro un tumore difficile ma soprattutto importante.
Il suo ritorno in tv annuncia così la fine delle cure che per diverso tempo ha dovuto affrontare, cercando di sconfiggere il brutto male. La sua scelta infatti, è stata quella di non divulgare informazioni in merito alla sua malattia che, a distanza di tempo ha voluto raccontare e spiegare.
Schillaci si era affidato alle cure oncologiche dell’Ospedale “La Maddalena” di Palermo, lo stesso posto in cui, è stato arrestato poche settimane fa Matteo Messina Denaro. Le sue affermazioni raccolte da Fanpage hanno così sorpreso i suoi fan e tutta la popolazione.

Totò Schillaci racconta il tumore al colon: “Pensavo di morire”
Quest’ultimo in vista della sua partecipazione a Pechino Express insieme a sua moglie Barbara, ha rivelato il tumore al colon che l’aveva colpito. “A gennaio di un anno fa mi trovano un tumore al colon retto, a febbraio mi operano per la prima volta, due mesi dopo la seconda”.
Il famoso ex calciatore si sta curando all’interno della stessa clinica in cui era stato arrestato Matteo Messina Denaro negli scorsi mesi. È proprio lui infatti ad affermare quanto avvenuto il giorno dell’arresto.
“Erano le 8.15 del mattino, aspettavo la mia visita di controllo, perché lì sono in cura. Avevo appena finito la colazione al bar, in un attimo mi sono ritrovato circondato da persone incappucciate. Ho pensato a un atten***to. Poi i carabinieri si sono qualificati, ma per un attimo io e quelli intorno a me ci siamo spaventati, c’era confusione” spiega Totò.
Lui infatti, era presente proprio durante l’arresto del latitante, anche lui con una grave forma di tumore nonostante il suo arresto continua a curare.