Il figlio che presenta il conto alla mamma. Il testo di Bruno Ferrero, di seguito, ha il compito di farci riflettere su alcuni aspetti della nostra vita familiare.
Una sera, mentre la mamma preparava la cena, il figlio undicenne si presentò in cucina con un foglietto in mano.
Con aria stranamente ufficiale il bambino porse il pezzo di carta alla mamma, che si asciugò le mani col grembiule e lesse quanto vi era scritto.
“Per aver strappato le erbacce dal vialetto: Lire 5.000. Per avere ordinato la mia cameretta: Lire 10.000.
Per essere andato a comperare il latte: Lire 1.000. Per aver badato alla sorellina (tre pomeriggi): Lire 15.000.
Per aver preso due volte ottimo a scuola: Lire 10.000. Per aver portato fuori l’immondizia tutte le sere: Lire 7.000. Totale: Lire 48.000”.
L’amore di un figlio è gratuito
La mamma fissò il figlio negli occhi, teneramente. La sua mente si affollò di ricordi. Prese una biro e, sul retro del foglietto, scrisse.
“Per averli portato in grembo per 9 mesi: Lire 0. Per tutte le notti passate a vegliarti quando eri ammalato: Lire 0.Per tutte le volte che ti ho cullato quando eri triste: Lire 0.
Per tutte le volte che ho asciugato le tue lacrime: Lire 0. Per tutto quello che ti ho insegnato, giorno dopo giorno: Lire 0.
Per tutte le colazioni, i pranzi, le merende, le cene e i panini che ti ho preparato: Lire 0. Per la vita che ti do ogni giorno: Lire 0. Totale: Lire 0”.
Quando ebbe terminato, sorridendo la mamma diede il foglietto al figlio. Quando il bambino ebbe finito di leggere ciò che la mamma aveva scritto, due lacrimoni fecero capolino nei suoi occhi.
Girò il foglio e sul suo conto scrisse: “Pagato”. Poi saltò al collo della madre e la sommerse di baci. Quando nei rapporti personali e familiari si cominciano a fare i conti, è tutto finito. L’amore è gratuito, o non è.
Quando nei rapporti personali e familiari si cominciano a fare i conti, è tutto finito. L’amore è gratuito. O non è amore.“In un giorno caldo, preparai dei coni gelato e dissi ai miei quattro figli che potevano comprarli per un abbraccio.
Quasi subito i ragazzi si misero in fila per fare il loro “acquisto”. I tre più piccoli mi diedero una veloce stretta, afferrarono il cono e corsero di nuovo fuori. Ma quando venne il turno di mio figlio adolescente, l’ultimo della fila, ricevetti due abbracci. “Tieni il resto” disse con un sorriso.