La ricostruzione di uno dei gialli che più ha sconvolto l’Italia intera. Nel libro “Yara – Autopsia di un’indagine” di Roberta Bruzzone e Laura Marinaro. Esso è un libro che parla in modo dettagliato della storia di quel tragico epilogo che vede come protagonista Yara Gambirasio.
Per tutti i giornali nazionali, la giovane è sempre stata tra le più importanti notizie del momento, ma a differenza degli altri, in questo volume si esprime un punto di forza innegabile: raccontare le varie testimonianze integrali avvenute in tribunale.
Inoltre, in questo libro so raccontano tutte le persone coinvolte nella presunta innocenza di Massimo Bossetti,. Così da poter chiarire le motivazioni sulla condanna di quest’ultimo.
Yara Gambirasio, la sua storia in un libro: “Chi crede che Bossetti sia innocente ha le idee confuse”

Yara è scomparsa il giorno 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra, dopo aver visitato la palestra in cui era frequentante fissa. Dopo la sua scomparsa, nonostante le innumerevoli squadre di ricerca messe in moto, il corpo è stato ritrovato solamente il 26 febbraio 2011 in un campo di Chignolo d’Isola. Dal giorno della scomparsa, Bossetti è stato indagato, per poi essere imputato e condannato per via del DNA ritrovato sui vestiti della giovane Yara.
La criminologa Bruzzone, durante un’intervista a IlGiornale ha voluto raccontare: “Continuiamo a raccontare questa storia perché ancora ci sono persone convinte che la vicenda giudiziaria abbia prodotto un errore. Cosa che assolutamente non ha fatto”.
“E ancora stiamo qui a discutere di reperti da riesaminare, ma in realtà la difesa non è mai riuscita a mettere in discussione le perizie sul Dna e ha avuto tutte le opportunità per farlo. Perché 45 udienze di processo di primo grado, in larga parte dedicate al Dna, hanno ampiamente dimostrato che forse la difesa non aveva strumenti per mettere in discussione quella traccia”.
“Abbiamo voluto raccontare questa storia attraverso le carte, attraverso i processi e attraverso anche le parole dette dai protagonisti di questa vicenda, per dare a chiunque ne abbia volontà l’opportunità di affidarsi a una fonte decisamente affidabile”.
Alla domanda “perché molte persone credono all’innocenza di Bossetti?” ha risposto: “Perché non hanno idea di quello di cui parlano, semplicemente, e si sono fatti convincere da una narrazione assolutamente priva di fondamento”.
“Gli innocentisti sono soggetti che non posseggono strumenti culturali per affacciarsi a questo tipo di argomentazioni. Che non conoscono nello specifico quello che il caso ha prodotto sia in termini di consulenze tecniche che di udienze processuali. Di conseguenza è facile convincerli di una narrazione completamente priva di fondamenti. Per credere all’innocenza di Bossetti bisogna avere poche idee molto confuse sul caso”.
La moglie di Bossetti in una parte del libro di Gambirasio
Successivamente, le è stata fatta una domanda riguardante il suo libro: Avete dedicato molto spazio dettagliato a Yara Gambirasio e alla sua famiglia. La risposta è stata: “Abbiamo voluto fortemente rimettere Yara al centro della narrazione. Sia lei, che la sua famiglia. Perché in questi anni Yara si è un po’ persa di vistè stata fagocitata da Bossetti fondamentalmente, dai racconti su di lui, dall’attenzione su di lui. È per questo che il libro è dedicato a lei”.
La copertura mediatica, talvolta non esaustiva, di indagini e processi incide sulla polarizzazione dell’opinione pubblica? “Sicuramente sì, perché alcune storie vengono raccontate in maniera parzial, perché chiaramente i tempi televisivi non sono gli stessi né dell’inchiesta né del processo. Perciò è evidente che alcune informazioni, alcuni passaggi importanti spesso vengono in qualche modo diluiti nel racconto mediatico”.
“E questo può far sì che qualcuno generi delle suggestioni in grado di manipolare l’opinione pubblica. Ma solitamente chi conosce i fatti, chi ha studiato approfonditamente le carte dell’inchiesta e le carte processuali, a queste suggestioni sfugge senza difficoltà”.
Una parte del libro si concentra su Marita Comi, moglie di Bossetti. Perché è importante questa figura ai fini dell’indagine e del processo? “La figura di Marita Comi è sicuramente importante, noi l’abbiamo tratteggiata in base alle informazioni disponibili agli atti. Perché ci hanno colpito alcune sue informazioni e anche alcuni suoi dubbi sul marito. Ricordo un’intercettazione in carcere, dopo l’arresto di Bossetti, in cui Marita pone domande degne di un pm incalzante”.
“Ci è sembrata quindi una figura centrale, anche perché effettivamente la vita emotiva, psicologica, affettiva di Bossetti ruotava intorno a questa donna, che ci è parsa la figura più forte all’interno di quel nucleo famigliare. Quindi la crisi con Marita, purtroppo, ha creato, a nostro modo di vedere, i presupposti per il delitto Gambirasio” termina il libro.