Sant’Antonio Abate detto anche Sant’Antonio il grande o Sant’Antonio d’Egitto, è stato un abate nonché eremita egiziano considerato il fondatore del monachesimo Cristiano, il primo di tutti gli Abati. La simpatica leggenda di Sant’Antonio.
È passato alla storia per essere stato il fondatore della famiglia di monaci che sotto la guida spirituale di Abbà si consacrarono al servizio di Dio. Ci ricordiamo di lui nel calendario dei santi della chiesa cattolica e anche da quello luterano il 17 gennaio anche se la chiesa ortodossa lo festeggia il 31 gennaio.
È stato uno dei più illustri e limiti notte drammaturgia della storia della Chiesa, protettore degli animali domestici, del bestiame, del lavoro del contadino e anche degli agricoltori, degli allevatori e di tutte quelle occupazioni che hanno avuto a che fare con gli animali ma anche col fuoco, delle malattie della pelle come ad esempio l’herpes zoster il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio e anche dei becchini.
E’ altresì il protettore di tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco. Nacque nel cuore dell’Egitto nel 250 da una famiglia piuttosto ricca, ma all’età di vent’anni, in seguito alla morte dei genitori decide di distribuire i suoi beni ai poveri abbandonando tutto per poter vivere una vita in solitudine dapprima in una zona desertica e poi Sulle rive del Mar Rosso.
Fu proprio nel deserto che venne tentato dal diavolo, ma grazie alla preghiera Antonio riuscì a resistere e il Signore lo benedì permettendo che lui potesse guarire i malati, consolare gli afflitti, liberare gli indemoniati e istruire tutti coloro che avrebbero voluto dedicarsi alla vita ascetica.
Morì ultracentenario il 17 gennaio nelle 356. Esiste una leggenda molto simpatica la quale narra che Sant’Antonio si recò all’inferno per poter rubare il fuoco al diavolo.
Secondo la leggenda mentre Antonio distraeva il diavolo, il maialino che lo accompagnava corse dentro l’inferno rubò il tizzone e lo portò fuori per donarlo agli uomini.
La simpatica leggenda di S. Antonio Abate
Pare ci siano diverse versioni di questa storia e infatti un’altra leggenda narra che Sant’Antonio ci recò all’inferno per poter contendere l’anima di alcuni morti al diavolo e proprio mentre il maialino cercava di creare scompiglio tra i demoni, lui accese con il fuoco il bastone e lo portò fuori insieme al maialino recuperato e lo donò all’umanità accendendo così una catasta di legna.
Un’altra versione tipica della Sardegna e più nello specifico del Logudoro, racconta che Sant’Antonio si recò all’inferno per rubare il fuoco per dare la possibilità agli uomini di poterti riscaldare e farne un buon uso.
La versione sarda narra così.
“Una volta, al mondo, non c’era il fuoco. Gli uomini avevano freddo ed andarono da Sant’Antonio, che stava nel deserto, a pregarlo che facesse qualcosa per loro. Sant’Antonio ebbe compassione e siccome il fuoco era all’inferno, decise di andare a prenderlo.
Col suo porchetto e col suo bastone di ferula, Sant’Antonio si presentò, dunque, alla porta dell’inferno e bussò: “Apritemi! Ho freddo e mi voglio riscaldare!”I diavoli alla porta videro subito che quello non era un peccatore, ma un Santo, e dissero: “No! No! Ti abbiamo riconosciuto! Non ti apriamo. Se vuoi lasciamo entrare il porchetto, ma te no!”
E così il porchetto entrò. Cari miei, appena dentro si mise a scorrazzare con una tale furia da mettere lo scompiglio ovunque, tanto che i diavoli, ad un certo punto, non ne poterono proprio più.
Finirono perciò per rivolgersi al Santo, che era rimasto fuori dalla porta.“Quel tuo porco maledetto ci mette tutto in disordine! Vieni a riprenderlo!”
Sant’Antonio entrò nell’inferno, toccò il porchetto col suo bastone e quello se ne stette subito quieto.
La versione sarda
“Visto che ci sono” disse Sant’Antonio, “mi siedo un momento per scaldarmi”.
E si sedette su un sacco di sughero, proprio sul passaggio dei diavoli.Infatti, ogni tanto, davanti a lui passava un diavolo di corsa. E Sant’Antonio, col suo bastone di ferula, giù una legnata sulla schiena.
Ad un certo punto i diavoli, arrabbiati, esclamarono: “Questi scherzi non ci piacciono. Adesso ti bruciamo il bastone.”
Infatti lo presero e ne ficcarono la punta tra le fiamme.Il porco, in quel momento, ricominciò a buttare all’aria tutto: cataste di legna, uncini, torce e tridenti. E i diavoli avevano un bel da fare a mettere a posto. Non ci riuscivano e non riuscivano neppure ad acchiappare quel diavolo di porchetto.
“Se volete che lo faccia star buono” disse Sant’Antonio, “dovete ridarmi il mio bastone”.
Glielo diedero ed il porchetto stette subito buono.
Ma il bastone era di ferula ed il legno di ferula ha il midollo spugnoso. Se una scintilla entra nel midollo continua a bruciare di nascosto, senza che di fuori si veda.
Così i diavoli non si accorsero che Sant’Antonio aveva il fuoco nel bastone.Il Santo col suo bastone se ne uscì ed i diavoli tirarono un sospiro di sollievo.
Appena fu fuori, Sant’Antonio alzò il bastone con la punta infuocata e la girò intorno, facendo volare le scintille, come dando la benedizione, e cantò:
“Fuoco, fuoco,per ogni loco; per tutto il mondo fuoco giocondo!”
Da quel momento, con grande contentezza degli uomini, ci fu il fuoco sulla terra. E Sant’Antonio tornò nel deserto a pregare”.
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