Dalla ricerca arriva una nuova speranza per le giovani donne colpite da tumore al seno: anno dopo anno cresce il numero delle malate. Tuttavia, anche la ricerca fa notevoli progressi. E ora la possibile rivoluzione nelle cure arriva dal ribociclib, una molecola che aggiunta alla terapia di base, si è dimostrata in grado di aumentare le aspettativa di vita. In pratica blocca l’attività di alcuni enzimi che favoriscono l’aumento delle cellule tumorali.
Gli ultimi test portati avanti dai ricercatori hanno ottenuto risultato molto significativi nelle donne di età compresa tra i 20 e i 39 anni colpite da tumore al seno.
Nella ricerca hanno preso in esame un campione di 672 pazienti. Le hanno monitorate per più di tre anni e trattate con farmaci ai quali era stato aggiunto il ribociclib.
Passati tre anni e mezzo, la percentuale di sopravvivenza era del 70% per le donne trattate con quel mix che andava a potenziare la terapia standard. Con le cure tradizionale invece la risposta era più bassa. Si fermava a meno del 50% .
Ribociclib, il farmaco che riduce il rischio di morte per il tumore al seno
La nuova molecola, già approvata dalla Food and Drug Administration, ha dimostrato quindi la sua efficacia nel bloccare alcuni enzimi portati ad aumentare la presenza delle cellule tumorali, con una riduzione del rischio di morte pari 30%.
Ma allo studio ha contribuito anche l’Italia, come ha spiegato il dottor Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Senologia all’Istituto Nazionale Tumori “IRCCS Pascale di Napoli”. Erano infatti circa un migliaio le nostre pazienti nel programma di ricerca. Anche su di loro i risultati sono stati molto incoraggianti.
Con il supporto del ribociclib accanto alla terapia endocrina un numero maggiore di donne colpite dal tumore al seno potrà ricevere nella fase di esordio della malattia un trattamento incisivo con una bassa tossicità.
E questo permetterà di scongiurare o almeno di posticipare l’obbligo di ricorrere alla chemioterapia. Insomma, nonostante la malattia e le cure, potranno svolgere una vita normale.