Al bimbo di 4 anni sono state riprogrammate delle cellule contro il tumore. All’Ospedale Bambin Gesù è avvenuto un piccolo miracolo.
Questo è avvenuto grazie alla ricerca. Alla sua giovanissima età, gli era stata diagnosticata la leucemia linfoblastica acuta.
I medici avevano proposto la chemioterapia e il trapianto di midollo, ma nulla ha portato i risultati che si speravano di raggiungere.
Allora, hanno deciso di puntare tutto sulla ricerca per salvare questo bambino. Cosa hanno fatto nello specifico?
Hanno deciso di riprogrammare le cellule del sistema immunitario, ovvero i linfociti T. Grazie al recettore chimerico CAR, è stato possibile.
Franco Locatelli, tramite questa tecnica, ha attaccato contro il tumore e le cellule tumorali presenti nel sangue e nel midollo.
Terapia contro il tumore

Dall’ospedale, dopo un mese dall’infusione, il piccolo è stato dimesso. Affermano che sia presto per avere la certezza della guarigione, ma è un primo passo.
La manipolazione delle cellule del sistema immunitario è una delle tecniche più studiate e sfruttate negli ultimi anni.
Il recettore di cui vi abbiamo parlato prima, il Chimeric Antigenic Receptor, ha l’obiettivo di andare a potenziare i linfociti e di aumentare la risposta immunitaria.
Per la prima volta, questa terapia è stata sperimentata nel 2012, negli Stati Uniti. Una bambina di soli 7 anni aveva la leucemia linfoblastica acuta.
Il parere di Locatelli
“Per questo bambino – afferma il professore Locatelli – non erano più disponibili altre terapie potenzialmente in grado di determinare una guarigione definitiva.
Qualsiasi altro trattamento chemioterapico avrebbe avuto solo un’efficacia transitoria o addirittura un valore palliativo. Grazie all’infusione dei linfociti T modificati, invece, il bambino oggi sta bene: è fuori dall’ospedale.
È ancora troppo presto per avere la certezza della guarigione, ma il paziente è in remissione: non ha più cellule leucemiche nel midollo.
Per noi è motivo di grande gioia, oltre che di fiducia e di soddisfazione per l’efficacia della terapia. Abbiamo già altri pazienti candidati a questo trattamento sperimentale.
L’infusione di linfociti geneticamente modificati per essere reindirizzati con precisione verso il bersaglio tumorale rappresenta un approccio innovativo alla cura delle neoplasie e carico di prospettive incoraggianti.
Certamente siamo in una fase ancora preliminare, che ci obbliga ad esprimerci con cautela. A livello internazionale sono già avviate importanti sperimentazioni da parte di industrie farmaceutiche.
Ci conforta poter contribuire allo sviluppo di queste terapie anche nel nostro Paese e immaginare di avere a disposizione un’arma in più da adottare a vantaggio di quei pazienti che hanno fallito i trattamenti convenzionali o che per varie ragioni non possono avere accesso ad una procedura trapiantologica. Un trattamento innovativo contro il tumore.”