Credere in Dio modifica il cervello, uno studio svela cosa accade. Avere fede è ciò che ci rende felici. Pregare, credere in Dio, nel Signore, nella loro potenza. Ma come e in che modo la credenza modifica il nostro cervello?
Lo studio è stato pubblicato sul rivista Plos One e inoltre è stato anche condiviso dall’importante giornale The Independent. Lo scopo principale era comprendere come avere fede possa influire sul nostro cervello.
Il professore Tony Jack ha cercato di spiegare come funziona lo studio. “Quando di tratta di questioni di fede, dal punto di vista analitico sembra tutto molto difficile da comprendere. E non lo è affatto.
Da quello che sappiamo sul cervello, credere in qualcosa di soprannaturale ci porta a mettere da parte il pensiero critico. E quest’ultimo per la scienza è fondamentale per comprendere le meraviglie dei mondo.
Tuttavia, bisogna metterlo da parte per la fede, per aiutarci a raggiungere una maggiore comprensione delle cose dal punto di vista sociale ed emotivo.”
Credere in Dio: lo studio
Pare che, nel momento in cui siamo cedenti, il nostro cervello utilizza due singole reti. La prima, ovvero il pensiero critico, e la seconda, ovvero la rete sociale, che è ciò che ci fa provare empatia per tutti gli altri.
Come dice il professor Jack, “La tensione tra la rete del pensiero critico e la rete sociale è ci che ci fa approfondire il nostro lato sociale ed emozionale in quanto credenti. L’uomo ha sempre creduto nel soprannaturale.”
Proprio per questo motivo, la fede è qualcosa di profondamente radicato in quasi ognuno di noi. C’è chi crede in Dio, o chi crede in altri aspetti della loro vita. In ogni caso, è una parte molto importante, che non possiamo sottovalutare.
E il nostro cervello ne risente in maniera decisa. Lui sa quando siamo credenti, sa cosa proviamo. Il nostro cuore, dopo le preghiere, si sente meglio. Così come il nostro cervello. Avere fede aiuta ad affrontare la vita.