L’INPS con la circolare numero 19 del 2020 ha bloccato l’aumento dell’età pensionabile previsto per il biennio 2021/2022. Questo significa che fino a fine 2022 non ci saranno variazioni nei requisiti di accesso alla pensione. Ma a partire dal 1° Gennaio 2023 cosa succederà? Secondo quifinanza.it sempre che non emerga un nuovo blocco l’età sarà adeguata alle stime di vita rilasciate dall’ISTAT.
Quella di valutare l’età pensionabile in base alle aspettative di vita dell’ISTAT è una regola introdotta dalla Legge Fornero che prevede per ogni biennio l’innalzamento dell’età minima per andare in pensione di 3 mesi.
Si tratta di una misura introdotta per contenere la spesa pensionistica su livelli sostenibili a lungo termine.
L’ultimo innalzamento è scattato il 1° gennaio 2019 e doveva restare in vigore fino a fine 2020. Ma le ultime stime dell’ISTAT pubblicate a ottobre scorso hanno evidenziato una crescita delle aspettative in Italia pari a zero. Per questo si è deciso di prolungare lo stesso requisito anche per il prossimo biennio.
Età pensionabile: quali sono i requisiti oggi e quali potrebbero essere dal 2023
Ad oggi quindi i requisiti per accedere alla pensione sono:
- Pensione di vecchiaia ordinaria: 67 anni con 20 anni di contributi;
- Pensione di vecchiaia contributiva: 71 anni e almeno 5 anni di contributi;
- pensione anticipata contributiva: 64 anni di età e 20 anni di contributi.
A partire dal 2023 i nuovi requisiti dovrebbero essere:
- Pensione di vecchiaia: 20 anni di contributi e 67 anni e 3 mesi di età;
- Pensione di vecchiaia contributiva: 5 anni di contributi e 71 anni e 3 mesi di età;
- Pensione anticipata contributiva: 20 anni di contributi e 64 anni e 3 mesi di età.
E così si proseguirà anche negli anni successivi. Se la Legge Fornero non verrà modificata e l’ISTAT accerterà che in Italia l’aspettativa di vita è in aumento, anche a partire dal biennio 2025 serviranno 67 anni e 6 mesi per la pensione di vecchiaia, 71 anni e 6 mesi per la contributiva e 64 e 6 mesi per la contributiva anticipata.