Non possiamo arrogarci il diritto di giudicare ciò che sentono gli altri. La percezione dei sentimenti è molto soggettiva e personale.
Quante volte vi è capitato di sentirvi giudicare in base a quello che provate? Gli altri ritengono inopportuna un’emozione, un gesto, un sentimento.
Siete tristi? State lottando contro la depressione? Ecco che potremmo essere giudicati. Perché le persone devono farlo?
In noi si attiva il meccanismo di difesa: nel momento in cui subiamo uno shock, il nostro corpo cerca di reagire come può.
Ciò significa che non sappiamo sempre cosa accadrà, come ci sentiremo. Qualsiasi cosa proveremo, per gli altri sarà sbagliata.
Il dolore è unico, personale, soggettivo. Capita anche che alcune persone pensino sia sbagliato che noi non proviamo emozioni precise in un dato momento.
Diritto di giudicare: nessuno lo ha!
Magari, dovremmo essere felici per un lieto evento, come la nascita di un figlio, ma c’è qualcosa in noi che si è rotto.
Ecco: il meccanismo si inceppa e la vita deve ripartire. Potremmo metterci un po’ a tornare ad essere felici, potremmo subire la malinconia e i suoi effetti.
Così come la gente critica l’assenza della felicità, le persone si arrogano il diritto di giudicare la nostra tristezza.
Abbiamo perso un familiare e dobbiamo rimanere in piedi, magari consolare i nostri figli, il marito, la moglie. E non possiamo permetterci di essere tristi.
Gli altri scambieranno questo nostro sentimento per menefreghismo. E’ nella natura umana, purtroppo. Ma ricordate sempre che nessuno ha il diritto di giudicarci, di farci sentire sbagliati.
Siamo noi che dobbiamo capire come migliorare la situazione, come affrontarla, cosa possiamo fare per sentirci meglio. Poi, potremo riprendere a vivere di nuovo.
A voi è mai successo di avere delle emozioni incerte? Di non capire che cosa stesse accadendo? Fateci sapere le vostre esperienze nei commenti.