Nuove zone rosse. Il monitoraggio delle prossime ore sui dati in arrivo dalle realtà locali potrebbe far passare altre 4 regioni dalla zona arancione a quella rossa. Si tratta di Puglia, Basilicata, Sicilia e Abruzzo. Quest’ultima lo è già per effetto del decreto regionale indotto dal presidente Marsilio.
In bilico restano Liguria ed Emilia Romagna. A confermare che possono esserci altre zone rosse entro questo fine settimana è stato anche il Ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia: “Non escludo che possano esserci altre regioni rosse”.
Intanto però il governo deve fare i conti con il pressing delle regioni. Le unità locali chiedono modifiche e semplificazioni ai 21 criteri utilizzati per decidere il livello di gravità della situazione covid.
Ma da Palazzo Chigi sono stati perentori: non cambieranno fino alla scadenza del Dpcm attualmente in vigore. A valutare eventuali modifiche da inserire nel nuovo provvedimento sarà un tavolo tecnico tra le Regioni, l’Istituto superiore di Sanità e il ministero della Salute.
Nuove zone rosse: fino al 3 dicembre non si cambiano i parametri
A confermare la tesi anche Boccia: “Il cambiamento dei parametri non è dunque in discussione fino al 3 dicembre” – ha aggiunto Boccia chiedendo al premier Conte di fare di più per rendere ancora più chiari e trasparenti i parametri.
Il perché non si cambia lo ha spiegato Roberto Speranza: “Non va sottovalutata la serietà della situazione, la pressione sugli ospedali è ancora molto alta e non si può assolutamente scambiare qualche primissimo e ancora insufficiente segnale in uno scampato pericolo” – ha detto.
Speranza che ha firmato un’ordinanza, in vigore da oggi, con cui si rinnovano le misure relative alle Regioni Calabria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Valle d’Aosta. La nuova ordinanza è valida fino al 3 dicembre 2020, ferma restando la possibilità di nuova classificazione prevista dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020.
In Alto Adige è intanto iniziato lo screening di massa per la positività al coronavirus. L’obiettivo è quello di sottoporre il 70% della popolazione, ossia 350mila persone, all’esame del tampone. Gli asintomatici dovranno stare in quarantena per dieci giorni.