La peste invade Palermo: è il 1624. Una donna morente e un cacciatore vedono in sogno la Santa. A loro parla e indica la strada della salvezza. Ma chi era allora la “Santuzza”? Rosalia era una donna di nobili origini. Era figlia del Duca Sinibaldo, signore del Monte delle Rose e della Quisquinia, e della cugina del re Ruggero II, Maria Guiscarda. Giovane, ben presto, la sua vocazione arrivò e divenne eremita. Si ritirò in una grotta di Quisquinia, in provincia di Agrigento, e poi sul Monte Pellegrino.
Poiché già allora si riteneva fosse una Santa, furono in molti a dirigersi sul monte. Oltre alla cappella sul Monte Pellegrino, le dedicarono anche delle chiese siciliane e una chiesa a Rivello, in provincia di Potenza. Oggi Santa Rosalia è la protettrice della città. Non a caso, spesso i palermitani si salutano pronunciando la frase: “Viva Palermo e Santa Rosalia”. Ma cosa successe quando la morte incombeva tra le sue vie?
Peste a Palermo: la protezione di Santa Rosalia
Nel 1624 apparve in sogno a Girolama Gatto. Le promise che se fosse salita sul monte sarebbe guarita dalla sua malattia, così lei ci andò. Aveva la febbre altissima, ma bevve dell’acqua gocciolante dalla grotta. La guarigione fu immediata.
Subito dopo, presa da un torpore, rivide la donna in bianco. Era Santa Rosalia e le indicò la strada per trovare le sue reliquie, a lungo cercate invano. Giannettino Doria, vescovo di Palermo, le fece esaminare. Queste non furono riconosciute, così lui richiese una seconda commissione.
Contemporaneamente, la peste invase Palermo e Cardinale e popolo fecero voto di privilegiare l’Immacolata Concezione di Maria e di venerare le reliquie di Santa Rosalia, se identificate come tali.
In più, due muratori di Palermo rintracciarono un’iscrizione latina in una grotta di Quisquinia, forse scritta dalla stessa Rosalia. Ma ci fu anche il caso di Vincenzo Bonelli: sua moglie morì di peste e lui non lo comunicò, così fuggì sul Monte Pellegrino. Lì la Santa gli apparve.
Gli disse che si sarebbe ammalato anche lui, ma se fossero state riconosciute le sue reliquie e portate in processione per la città, il morbo sarebbe finito. Così fu e lui morì. Poi, a seguito del pellegrinaggio sul Monte Pellegrino, i casi di peste cessarono. Le fu eretto un altare nella Cattedrale.
Così, dal 1625 la Chiesa ha ufficializzato il suo culto. Oggi veneriamo Santa Rosalia il 15 luglio, giorno del rinvenimento delle reliquie, e il 4 settembre, giorno della sua morte, durante il quale si fa un pellegrinaggio. E’ il Duomo di Palermo, oggi, a conservare le reliquie della Santuzza sua protettrice, in una preziosa urna d’argento.
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