Un attacco di panico è una condizione sempre più diffusa. Possiamo di certo definirla una sensazione sgradevole, una situazione in cui nessuno di noi si vorrebbe mai trovare. Quali sono le reazioni che danno inizio agli attacchi di panico? Cosa c’è che non va?
Interpretiamo l’attacco di panico come un meccanismo di arresto del nostro organismo. In quel momento, il corpo è preda dello stress, dell’ansia e della paura. Il cervello, di conseguenza, attiva una funzione di fuga, per riequilibrare ciò che sentiamo.
Cos’è un attacco di panico
Nel momento in cui avvertiamo che qualcosa non va, il cervello comunica immediatamente al corpo un segnale. Gli dice di tenersi pronto a qualsiasi evenienza; ne consegue che cominciamo a respirare in modo faticoso, il cuore batte forte, tremiamo.
Il primo sintomo di un attacco di panico è la mancanza di ossigeno, almeno in apparenza. Ci manca l’aria, non respiriamo bene, abbiamo bisogno di uscire all’aria aperta. In realtà, nel nostro corpo c’è un processo di massima ossigenazione in atto che aumenta anche i battiti del cuore.
Sostanzialmente, possiamo definire un attacco di panico come se fossimo in pericolo. L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha fatto rientrare questa condizione nei disturbi causati dall’ansia. E’ proprio l’ansia il principale movente di questo problema.
Quante persone ne soffrono?
In quel momento, ci sentiamo come se la nostra vita fosse in pericolo. L’ansia causa determinate reazioni all’interno di noi. Imparare a controllare l’ansia potrebbe essere un ottimo modo per prevenire gli attacchi di panico.
Purtroppo, però, sono sempre di più le persone a soffrire di attacchi di panico. Una persona su 25, su scala mondiale, soffre di questo disturbo. Secondo le statistiche, infatti, il 4% della popolazione mondiale riporta disturbi derivati dall’ansia.
Per quanto riguarda noi italiani, quasi 10 milioni hanno sperimentato che cosa causa un attacco di panico; 5 milioni ne soffrono in modo ricorrente. Diventa estremamente importante, a questo punto, discutere con il proprio medico e trovare la terapia più indicata.