Era il 23 Gennaio del 1964 quando ci lasciò la Venerabile Benedetta Bianchi Porro. Nessuno di noi la dimenticherà mai: dalla sua scomparsa, sono trascorsi 55 anni. Nata l’8 Agosto del 1936, Benedetta lottò sin della nascita, poiché era malata di poliomielite.
Poi, in seguito, quando stava studiando medicina, Benedetta capì di essere affetta dal morbo di Recklinghausen, noto anche come neurofibromatosi. Nonostante le sofferenze, Benedetta ha riposto tutta la sua speranza nella fede.
Benedetta Bianchi Porro
Nonostante il dolore e la malattia, Benedetta ha continuato a studiare: ha affermato più volte, con caparbietà, che la malattia non le avrebbe rovinato il libretto con dei brutti voti. Ogni volta che la vita provava a piegarla, Benedetta si rialzava più forte di prima.
Eppure, purtroppo, non riuscì a divenire un medico; la malattia le tolse tutto, l’udito, la vista e comunicava con il mondo con la mano destra, dove aveva ancora un po’ di sensibilità.
Benedetta ha trovato conforto unicamente grazie a Dio, come lei stessa aveva ammesso in una lettera alla madre. La sua vita trascorse nella speranza di dare agli altri, di comunicare con loro ciò che provava e ciò che la faceva sentire forte, nonostante tutto: Dio.
Venerabile, affrontò il dolore con dignità
Ogni tanto, sì, si lasciava andare alla paura, ma erano dei momenti, degli attimi che duravano ben poco, perché la fede subito la salvava. Aveva un carattere estremamente forte, era una donna che avrebbe potuto fare grandi cose e le ha fatte.
Durante un viaggio verso Lourdes, per chiedere la guarigione, Benedetta supportò una ragazza che era con lei. Le disse di avere fede e di non smettere mai di pregare. E la ragazza guarì, grazie a quel supporto e a quelle parole.
La sua vita trascorse nella fede e nella preghiera fino all’ultimo dei suoi giorni. Per noi, è un esempio di grandezza, di ispirazione, di grandissima tenacia e caparbietà. Alla Venerabile Benedetta Bianchi Porro, ora al fianco del Signore.