Coronavirus e il freddo. Una studio condotto in Italia ha permesso di accertare che il coronavirus circolava in Italia già da settembre 2019. La risposta la danno studiosi e ricercatori perché sono stati trovati gli anticorpi tipici della risposta immunitaria al Covid-19 già in quei mesi.
Uno degli autori di questa ricerca, il Prof. Emanuele Montomoli, Professore ordinario di Sanità Pubblica e Presidente e fondatore dell’Institute for Global Health dell’Università di Siena, è stato intervistato da Il Giornale spiegando il perché un inverno molto freddo potrebbe aiutare nella lotta al coronavirus.
Il professore spiega il perché se il virus molto probabilmente circolava già a settembre si è propagato in maniera massiccia soltanto a marzo. “I coronavirus non amano il freddo. Contrariamente a quello dell’influenza che abita a 37 gradi nell’ospite e sopravvive a 4 gradi nell’ambiente, i coronavirus abitano a 37 gradi nell’ospite e sopravvivono nell’ambiente ad una temperatura mite intorno ai 20 gradi. Il troppo freddo gli dà fastidio come il troppo caldo. La stagione invernale non era quella migliore in cui il virus si poteva trasmettere. Quindi, probabilmente, d’inverno il virus non si è trasmesso come ci si potesse aspettare” – ha detto il professore.
Coronavirus e il freddo: un inverno rigido può aiutare
Quindi un inverno molto freddo potrebbe aiutare a fermare la diffusione del contagio: “Potrebbe circolare di meno e trasmettersi con meno frequenza” – ammette Montomoli.
“Ma bisogna però fare i conti con due variabili: la prima è che può trasmettersi meno Sars-Cov-2 ma aumentano le influenze, che amano il freddo. La seconda è che d’inverno, con il freddo, le persone stanno insieme in ambienti chiusi contrariamente all’estate quando si sta maggiormente in ambienti esterni. Quindi, la trasmissione invernale è sfavorente dal punto di vista ecologico ma favorente dal punto di vista delle abitudini”.
In chiusura gli si chiede se si sa chi ha portato il virus in Italia: “Assolutamente no, ma non solo non sappiamo questo ma nemmeno chi lo ha portato in Cina” – confessando che non ci sono dati certi che il virus sia effettivamente partito in Cina. A Wuhan potrebbe essersi mutato e diventato più aggressivo.