Conoscete la leggenda buddista sui gatti? I gatti sono da sempre uno degli animali più affascinanti e misteriosi di tutto il regno animale. Sono animali un po’ solitari, indipendenti, ma che entrano di diritto nella lista degli animali domestici grazie al loro carattere amorevole e dolce.
Sono tantissime le credenze che girano attorno al tema dei gatti. In Cina, per esempio, si pensava che solo con lo sguardo fossero in grado di allontanare gli spiriti maligni. In Egitto, invece, si pensava che durante la notte i raggi del sole si nascondessero dentro gli occhi dei gatti.
Oggi, però, vogliamo parlarvi della particolare leggenda su questi animali della filosofia buddista. Una scuola di pensiero che da sempre considera il gatto uno degli animali più simbolici di tutto il regno animale.
L’antica leggenda buddista sui gatti
La leggenda si basa sull’antico pensiero buddista theravada, che letteralmente si traduce con scuola degli anziani. All’interno del libro Libro delle Poesie e dei gatti, si nasconde questa particolare leggenda.
Secondo questa leggenda, quando nell’antichità una persona cessava di vivere, accanto al suo corpo veniva posto un gatto. Questa usanza aveva un particolare significato.
All’interno della cripta veniva infatti costruita una piccola fessura per permettere all’animale di uscire. Se il gatto usciva, significava che l’anima della persona defunta si era reincarnata nello spirito dell’animale.
Sembrava infatti che questo fosse l’unico modo per raggiungere la libertà verso l’ascensione. Una credenza davvero particolare, che dimostra che attorno a questo animale l’interesse è sempre stato alquanto misterioso. Per la religione buddista, infatti, i gatti sono simbolo di spiritualità.
E’ questo l’unico animale in grado di trasmettere alle persone calma e armonia. Secondo i buddisti, infatti, solo chi è in pace con se stesso è in grado di accudire questi animali e di prendersi cura di loro nella maniera più idonea.
E voi, amate questi animali?