Il latte materno sarà la prossima “moda alimentare”. Negli ultimi tempi, Bloomberg ha condiviso degli articoli a riguardo. Ci sono possibili benefici non solo per le fasi della crescita e dello sviluppo? Analizziamo la situazione.
Secondo quanto riportato da Bloomberg, l’idea sarebbe stata messa a punto da DowDuPont Inc. e Basf Se. Due dei punti di riferimento più importanti nel campo della chimica. Ci si chiede come sia nata l’idea e soprattutto se avrà successo.
Stando all’ultimo punto, da una prima analisi, DuPont afferma che gli introiti potrebbero sfiorare il miliardo di dollari. All’interno del latte materno, infatti, possiamo trovare uno zucchero molto importante, che sarà alla base del prodotto.
HMO, un oligosaccaride del latte materno, sarà riprodotto in laboratorio. Sappiamo che per i bambini il latte è essenziale: li aiuta nello sviluppo, nella crescita, rafforza il loro sistema immunitario. Inoltre, previene le infezioni e sostanzialmente mira a sviluppare correttamente le funzioni cognitive.
I benefici per l’organismo adulto
Ma che cosa succede se implementiamo questo latte nel regime alimentare di noi adulti? Il primo punto da approfondire è la digeribilità. Arriverebbe totalmente integro nel colon: di conseguenza, potrebbe alimentare i batteri che fanno bene al nostro tratto intestinale.
Attualmente, DowDuPont Inc. e Basf Se stanno cercando di sintetizzarlo e di produrlo nei propri laboratori, al fine di studiare le proprietà e potenziare i benefici per noi adulti. In corso è la sperimentazione dello zucchero 2’FL.
A tal proposito, è intervenuto Steven Abrams, ovvero il presidente del comitato per l’alimentazione: l’American Academy of Pediatrics. Secondo Abrams, l’aggiunta dell’HMO non renderà il latte artificiale uguale al latte materno. Non basta, infatti, un solo ingrediente per raggiungere la formula esatta.
Tra i possibili benefici dalle prime analisi, questo latte andrebbe a combattere la sindrome dell’intestino irritabile, l’invecchiamento cerebrale e alcune allergie. Un primo test sugli animali, invece, ha dimostrato come stimolerebbe il nervo vago: quest’ultimo è il responsabile della comunicazione tra il cervello e l’intestino.