Se non mi fosse apparsa S. Maria Goretti sarei andato all’inferno. Alessandro Serenelli si racconta in un testo che spiega l’importanza dell’apparizione di Maria Goretti, che lo ha salvato e perdonato dal finire in un posto senza speranza. Serenelli non credeva in Dio, eppure fu proprio Santa Maria Goretti a convertirlo. La sua famiglia si trasferì a Paliano, nel Lazio, dove ebbero modo di incontrare la famiglia dei Goretti.
Agli inizi del ‘900, Alessandro e Maria si frequentavano. I due erano molto uniti, ma nulla più, in particolare da parte della Goretti. Un giorno, però, Alessandro cercò di compiere un atto brutto nei confronti della Goretti, e da quel giorno la sua anima si macchiò di odio.
Serenelli ci riprovò una seconda volta, ma Maria rifiutò ancora. Si racconta che “concepii addirittura l’idea di toglierle la vita se lei si fosse opposta ancora a ciò che volevo.” Così fu, perché il 5 Luglio del 1902 successe il peggio.
A causa delle ferite inferte, la Goretti perse la vita il giorno successivo. Mentre accadeva, disse: “Perdono Alessandro e voglio che un giorno venga con me in Paradiso.” Alessandro fu condannato a 30 anni di carcere, ma ne scontò solo 27.
Santa Maria Goretti: la storia di Serenelli
Non era previsto l’ergastolo per i minorenni. Serenelli uscì di prigione il 1929. Un giorno, un sacerdote andò da Alessandro, ma lui rifiutò di parlargli. Il sacerdote allora disse: “Un giorno, Alessandro, sarai tu a cercarmi. Ci penserà Maria.”
Durante il quarto anno della sua reclusione, però, avvenne qualcosa. Ebbe una vera e propria visione, e da lì cominciò la sua conversione. “Idee sempre più violente di disperazione mi turbavano la mente, quando una notte faccio un sogno.
Mi vedo davanti a un giardino e in un riquadro, tutto di fiori bianchi e gigli, vedo scendere Marietta, bellissima, bianco vestita, la quale, man mano che coglie i gigli Lei gli dice: “Prendi” e mi sorride come un angelo. Io accetto quei gigli fino ad averne le braccia piene.”
Alla Notte di Natale del 1934, però, Alessandro decise di andare dalla mamma di Maria Goretti. Le chiese perdono in ginocchio. Alla fine, lei lo perdonò con queste parole: “Maria ti ha perdonato, vuoi che non lo faccia io?”
Alla fine, l’uomo decise di ritirarsi presso un convento dei Padri Cappuccini. Passò il resto della sua vita a lavorare per i frati. Aveva 88 anni quando spirò, nel 1970, in un convento di Macerata. E il seguente è il suo testamento.
La lettera di Serenelli
“Sono vecchio di quasi 80 anni, prossimo a chiudere la mia giornata. Dando uno sguardo al passato, riconosco che la via del male che mi condusse alla rovina. Persone credenti e praticanti le avevo vicino a me, ma non ci badavo, accecato da una forza bruta che mi sospingeva per una strada cattiva.
Consumai a vent’anni un terribile atto, del quale oggi inorridisco al solo ricordo. Maria Goretti, ora santa, fu l’angelo buono che la Provvidenza aveva messo avanti ai miei passi. Ho impresse ancora nel cuore le sue parole di rimprovero e di perdono.
Seguirono trent’anni di prigione. Se non fossi stato minorenne, sarei stato condannato a vita. Accettai la sentenza meritata; rassegnato espiai la mia colpa. Maria fu veramente la mia luce, la mia Protettrice. I figli di San Francesco, i Minori Cappuccini delle Marche, con carità serafica mi hanno accolto fra loro non come un servo, ma come fratello. Con loro vivo dal 1936.
Ed ora aspetto sereno il momento di essere ammesso alla visione di Dio, di riabbracciare i miei cari, di essere vicino al mio angelo protettore e alla sua cara mamma, Assunta. Coloro che leggeranno questa mia lettera vogliano trarre il felice insegnamento di fuggire il male, di seguire il bene, sempre, fin da fanciulli.
Pensino che la religione coi suoi precetti non è una cosa di cui si può fare a meno, ma è il vero conforto, la unica via sicura in tutte le circostanze, anche le più dolorose della vita.