Scompenso cardiaco, da Milano in arrivo nuovi farmaci per curare il cosiddetto cuore stanco. Ebbene si, la malattia del cuore stanco adesso sembra aver trovato una nuova cura. Purtroppo lo scompenso cardiaco è una condizione molto frequente ed ha una prevalenza che aumenta per lo più negli anziani arrivando ad una percentuale del 10%.
Di certo, nei pazienti affetti da questa patologia, causa un peggioramento della qualità di vita e della capacità di affrontare le semplici attività quotidiane. Sono sempre più frequenti anche i ricoveri per mancanza di respiro o accumulo di liquidi nell’organismo.
Scompenso cardiaco, nuovi farmaci per curare questo problema
Pare che siano state impegnate le glifozine per curare l’insufficienza cardiaca. Questo altro non è che un esempio di serendipity ovvero un beneficio che è stato scoperto quasi per caso. A coniare questo termine è stato Horace Walpole.
Alcuni farmaci utilizzati per il diabete, come le glifozine (Sglt2-inibitori o Sglt2-i) pare che possano finalmente essere d’aiuto per la cura ed il trattamento dello scompenso cardiaco.
“La classe farmacologica degli Sglt2-i rappresenta un bell’esempio di “serendipity”, ovvero di scoperta “casuale” di un beneficio inatteso di un farmaco che prima veniva usato per tutt’altro”. Questo quanto dichiarato da Massimo Mapelli, ovvero il coordinatore dello studio e ricercatore del Dipartimento di Cardiologia critica e riabilitativa.
Quest’ultimo ha anche spiegato l’importanza dello studio avviato sul dapagliflozin affermando: “Uno dei farmaci più innovativi e promettenti”. Pare che dagli studi effettuati, questo farmaco utilizzato per il diabete abbia avuto dei risultati straordinari anche nella cura di problemi cardiaci.
Adesso bisognerà testare ancora il farmaco in questione su un totale di 70 pazienti per poter effettuare così una valutazione multidisciplinare completa.
Oggi possiamo parlare di “4 pilastri” della terapia anti-scompenso: uno sono gli Sglt2-i, poi i betabloccanti, gli anti-aldosteronici, e sacubitril/valsartan”. Queste invece le parole di Piergiuseppe Agostoni, il Direttore del Dipartimento di Cardioogia Critica e riabilitativa Monzino. Ad oggi possiamo dire che le glifozine sono in grado di ridurre mortalità e ricoveri anche nei pazienti non diabetici.