Tumore della vescica sempre più sottovalutati e scoperti quasi per caso. Ci sono ovviamente dei campanelli d’allarme non presi in considerazione, come ad esempio la presenza di sangue nelle urine. Ebbene, quando si parla di tumore, iniziare le cure in anticipo è sempre meglio.
Non esiste effettivamente uno screening di massa e per poter giungere ad una diagnosi precoce non bisogna sottovalutare i campanelli d’allarme. Ma quali sono questi?
Uno, forse il più importante è sicuramente la presenza di sangue nelle urine. Secondo alcuni dati che sono stati diffusi dalla Società italiana di Uro-Oncologia sembra che solo il 37% delle persone ottiene una diagnosi. In genere, in questi casi sono colpiti da sintomi piuttosto evidenti.
Tumore della vescica sempre più sottovalutati e scoperti per caso
Questo tipo di tumore colpisce oltre 25 mila uomini e donne in Italia, all’anno. Ovviamente ci sono delle persone che sono più a rischio, come i tabagisti che fumano almeno dieci sigarette al giorno.
“Dal nostro sondaggio emerge come l’83% dei malati fumava quando ha scoperto di avere il cancro. Per tutte gli altri potenziali pazienti è necessario un attento monitoraggio dei sintomi in primis la presenza di sangue nelle urine che va sempre segnalata al medico“. Questo quanto affermato da Renzo Colombo, Vice Presidente della SIUrO.
“L‘ematuria non comporta automaticamente la presenza di un tumore e proprio per questo chi ne soffre deve sottoporsi il prima possibile ad una visita con lo specialista urologo”.Per quanto riguarda i farmaci utilizziamo quelli chemioterapici ad azione citotossica o gli immunoterapici che sono in grado di riattivare e potenziare il nostro sistema immunitario”. Questo ancora quanto aggiunto dall’esperto.
Insomma, di fondamentale importanza è anche il ruolo della radioterapia, almeno stando a quanto riferito da Barbara Jereczek, direttrice della Divisione di Radioterapia dell’Istituto europeo di Oncologia di Milano e Docente dell’Università degli Studi di Milano.
In genere viene utilizzata una combinazione con farmaci chemioterapici dopo un intervento chirurgico parziale. L’obiettivo è riuscire ad ottenere la conservazione dell’organo.
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