Animale a chi: La storia di Tommy è finita bene! Potrà vedere il suo proprietario ogni mese, tutte le volte che vorrà. Il Bulldog francese era depresso: viveva in casa con la moglie e il suo proprietario. Attualmente, il proprietario si trova in carcere a Secondigliano, per scontare una pena preventiva.
Il cane ha pensato per tutto questo tempo di essere stato abbandonato. Poi, dopo nove mesi di assenza, finalmente ha potuto rivederlo.
Dapprima, il suo proprietario si trovava in carcere nel Lazio: qui poteva vederlo nell’area verde. In seguito trasferito a Napoli, hanno sempre negato il permesso.
Un danno emotivo non da poco, poiché i due sono sempre stati molto legati. Erano sempre insieme, in ogni occasione.
Allora, più di 500 persone hanno deciso di condividere “Animale a chi?” sul sito della Repubblica Napoli, per ottenere il permesso.
Animale a chi?
Non c’è alcuna legge che impedisce ai carcerati di ricevere le visite dei propri animali domestici. Tuttavia, Tommy potrà rivedere il suo padrone e tornare felice.
“È già abbastanza difficile, viste le condizioni dei penitenziari, riuscire a garantire gli incontri con i familiari, figurarsi quelli con gli animali domestici”, ad affermarlo è stato Carmelo Cantone.
In molte carceri nel mondo, invece, della Pet Therapy si fa un punto di incontro, quasi di partenza per la riabilitazione.
Oltre, dunque, al supporto che i cani e i gatti ci offrono negli Ospedali, soprattutto nei reparti per bambini, anche i carcerati hanno diritto di ricevere la visita dei propri pelosi.
L’associazione Do Re Miao! di Livorno ha deciso di cominciare a proporre la Pet Therapy in alcuni istituti di pena della regione Toscana.
Un passo in avanti, soprattutto perché l’associazione permette ai detenuti di ottenere un certificato di controllo sulla gestione dei cani. Voi cosa ne pensate? Fateci sapere la vostra opinione!