In questi giorni tutti piangono la scomparsa di Maurizio Costanzo che oltre ad essere un uomo buono e gentile, era anche un vero e proprio amante degli animali. In suo ricordo oggi vogliamo condividere con voi la storia del cane Fortunato, il Pastore Tedesco napoletano che venne salvato e adottato dallo stesso giornalista e Maria De Filippi.
Ancora una volta il conduttore si era dimostrato al fianco degli animali più bisognosi. Dopo aver letto la sua storia e la sua triste infanzia, non ci pensò due volte a prendersi cura del pelosetto portandolo in casa con sé.
Il piccolo si chiamava Fortunato ed era un bellissimo Pastore Tedesco abbandonato tra le strade di Napoli. Ad accoglierlo a braccia aperte dopo aver letto la sua storia furono proprio Maurizio Costanzo e Maria De Filippi.
Una volta salvato dalle strade, Luigi Carrozzo, fondatore del rifugio “L’emozione non ha voce” in provincia di Napoli, ha raccontato come la coppia abbia deciso di adottarlo.

Fortunato, la storia del Pastore Tedesco adottato da Costanzo e Maria
Il cagnolino ha vissuto i primi anni in grande difficoltà tra abbandoni, mancate cure ma soprattutto senza una famiglia che potesse prendersi cura di lui. Quest’ultimo infatti, era stato abbandonato e colpito in modo che perdesse per sempre la vita.
Per fortuna però, grazie alla bravura dei veterinari e della struttura di Luigi Carrozzo, il cane ha potuto riprendere in mano la sua vita per poi essere adottato da Costando e la stessa De Filippi. Quest’ultimo, come riportato da Luigi Carrozzo aveva ritrovato l’amore tra le braccia della coppia vip.
“Sono passati 25 anni ma ancora ricordo tutto perfettamente. Dalle lacrime per una vita recuperata alla gioia di aver trovato per Fortunato. Due persone meravigliose che gli regalarono gli ultimi anni di vita dignitosa!” ha scritto sul suo profilo Luigi Carrozzo condividendo la foto scattate allora” spiega quest’ultimo all’interno del suo post Facebook.
Proseguendo ha terminato: “Gli animali sono superiori a noi in tante faccende, come la capacità di esprimere affetto, di dimostrare fedeltà. Di essere sinceri e di prevaricare l’altro solo per lo stretto necessario alla sopravvivenza. L’uomo no, l’uomo prevarica per gioco, per noia. Per insicurezza, per vuota ambizione, scriveva nel suo Preferisco i cani (e un gatto) dimostrando di non appartenere affatto a quegli uomini”.