Ogni donna dovrebbe conoscere la storia di Franca Viola. Noi donne, oggi, le dobbiamo molto, perché lei fu la prima a ribellarsi al sistema.
La nostra società, sin dagli albori, è sempre stata patriarcale. L’uomo “padrone”, l’uomo che lavora, l’uomo che si arroga diritti su di noi donne.
Con il tempo, numerose donne si sono battute per fare in modo che le generazioni del futuro potessero essere più libere, in grado di vivere la loro vita senza piegarsi alle volontà di un uomo.
Raccontare la vita di queste donne, tra cui Franca Viola, è essenziale per capire la storia. Franca era una femmina, e per questo stava pagando con la sua esistenza.
La vicenda di cui è protagonista, siamo sinceri, ci fa male raccontarla. Aveva solo 15 anni, Franca: era una ragazza piena di vitalità, di interessi, di ambizioni.
Il fidanzamento
All’epoca, il suo fidanzato era Filippo Melodia. Melodia era il nipote di Vincenzo Rimi, mafioso di Alcamo. Una famiglia potente, dunque, dalle ricchezze immense, la cui morale, tuttavia, non era altrettanto “ricca”.
La Viola, un giorno, decide di lasciare Filippo. Non sta bene con lui, non condividono gli stessi interessi. E lui è un tipo oscuro, burbero: i suoi atteggiamenti non gli piacciono.
Ma il ragazzo reagisce in modo inaspettato. Dapprima, Filippo brucia il Casolare e il Vigneto della famiglia Viola.
In seguito, poi, l’uomo arriva a puntare una pistola contro Bernardo Viola in persona. Chiuso in prigione per i suoi crimini, Filippo medita vendetta.
Il 26 Dicembre del 1965, Filippo rapisce Franca e il fratello, di soli 8 anni, facendosi aiutare da alcuni amici. Più di 12 persone parteciparono al sequestro.
Rapimento e rilascio
Il sequestro durò circa una settimana. Mentre il fratellino di Franca viene rilasciato pochi giorni dopo, lo stesso non succede con la ragazza.
Il suo rilascio, infatti, avviene a seguito di un finto “patto” tra Bernardo Viola e Filippo Melodia.
Filippo aveva abusato di Franca e pertanto chiedeva la sua mano. In quanto uomo, poteva ricorrere alla morale, chiedere “scusa” ai genitori della ragazza e promettere di sposarla, così da non disonorarla.
Bernardo Viola accetta, ma i suoi piani sono ben altri. Una volta riportata la figlia a casa, decide di battersi per la sua libertà. No, Franca non sposerà quell’essere.
Franca sarà una donna liberà e, un giorno, sposerà una persona in grado di amarla, di rispettarla e di onorarla.
Così fu, in effetti, perché nel 1968, Franca convolò a nozze con Giuseppe Ruisi, non prima di avere affrontato un processo pubblico per il rifiuto del matrimonio riparatore.
Fu proprio la sua storia a cambiare l’Italia, il destino di noi Donne e la Legge. Perché trent’anni dopo, nel 1996, si segnava la parola fine.
Nessuno poteva più avanzare diritti sulle donne dopo una molestia. Il matrimonio riparatore era un capitolo definitivamente chiuso.