Il virus adesso è giunto in Sud America, si registra un primo caso di Coronavirus. La paura che in questo mese si è cercata di esorcizzare con una parvenza di misure restrittive, ora è diventata un pericolo reale, colpendo le piccole tribù dell’Amazzonia.
Già diversi epidemiologi, nelle settimane precedenti, hanno sottolineato come il virus fosse entrato anche nelle strade degli stati del Sud America. Fino ad ora gli Stati maggiormente colpiti sono stati il Brasile (11.281 contagi e 487 morti), il Cile (4.471 e 34).
L’Ecuador (3.646 e 180), il Perù (2.281 e 83), il Messico (2.141 e 94). Ma anche Cuba (320 contagi e 8 morti), Honduras (298 e 22) e Bolivia (183 e 11).
Città, paesi, con misure di risposta alla pandemia molto limitate, dati gli inadeguati sistemi sanitari e dispositivi medici. Ma il problema maggiore, è l’impossibilità della quarantena delle persone, di metterle in isolamento come succede nel resto del mondo.
Alte densità urbane, condizioni igienico-sanitarie e numero elevato di persone all’interno di un’unica abitazione, rendono molto più agevole la via di accesso per il virus.
Il virus, primo caso in Amazzonia
E ciò, ha favorito anche il suo ingresso nei meandri più remoti dell’America, in quelle tribù dell’Amazzonia, dove un primo caso si è registrato nell’etnia Yanomani, causando la morte di un ragazzo di 15 anni.
Siamo nel nord del Brasile, nella regione della Comunità Xirixana che conta 38.000 abitanti. Tale tribù, è da decenni a rischio estinzione, ed ora, con il primo caso acclarato, la paura è più palpabile. Dall’Istituto Socio-
Ambientale, si è potuto risalire a come il virus sia entrato nella tribù attraverso minatori (oltre 20.000) che erano arrivati illegalmente nel territorio.
Se il virus continuasse ad espandersi nel villaggio, causerebbe la morte di molti anziani, i più vulnerabili, nonché capi, causando inoltre disordini interni. Per tale motivo, e per contenere l’epidemia, i membri di alcune comunità si stanno dividendo ed isolando tra di loro.