Dammi, Signore, un’ala di riserva. Signore mio, dammi un’ala di riserva per essere sempre in grado di affrontare le intemperie, le difficoltà, gli ostacoli lungo il cammino. Questa preghiera invita alla riflessione; chiede a Dio di non abbandonarci mai.
E lui no, non lo farà. Perché è il compito di Dio avvicinarsi a noi e stringerci più che può. E’ il suo compito guidarci nella notte e nel giorno, sebbene ci sia la luce, proprio per non farci allontanare. E noi dobbiamo pregare e ringraziarlo per questo.
Il testo è estrapolato dal libro Alla finestra la speranza di Antonio Bello. Vi invitiamo a leggerlo e a condividerlo: significa molto, ha un significato profondo. Dio, sì, ci concederà quell’ala di riserva per volare anche quando non possiamo…
Signore mio, sii sempre al mio fianco
Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche tu abbia un’ala soltanto.
L’altra, la tieni nascosta: forse per farmi capire che anche tu non vuoi volare senza di me. Per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo. Insegnami, allora, a librarmi con te.
Perché vivere non è “trascinare la vita”, non è “strappare la vita”, non è “rosicchiare la vita”. Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebbrezza del vento. Vivere è assaporare l’avventura della libertà.
Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come te! Ti chiedo perdono per ogni peccato contro la vita. Anzitutto, per le vite uccise prima ancora che nascessero. Sono ali spezzate.
Sono voli che avevi progettato di fare e ti sono stati impediti. Viaggi annullati per sempre. Sogni troncati sull’alba. Ma ti chiedo perdono, Signore, anche per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi.
Grazie per il dono della vita
Per i voli che non ho saputo incoraggiare. Per l’indifferenza con cui ho lasciato razzolare nel cortile, con l’ala penzolante, il fratello infelice che avevi destinato a navigare nel cielo. E tu l’hai atteso invano, per crociere che non si faranno mai più.
Aiutami ora a planare, Signore. A dire, terra terra, che l’aborto è un oltraggio grave alla tua fantasia. E’ un crimine contro il tuo genio. E’ un riaffondare l’aurora nelle viscere dell’oceano. E’ l’antigenesi.
E’ la “decreazione” più desolante. Ma aiutami a dire, anche, che mettere in vita non è tutto. Bisogna mettere in luce. E che antipasqua non è solo l’aborto, ma è ogni accoglienza mancata. E’ ogni rifiuto del pane, della casa, del lavoro, dell’istruzione, dei diritti primari.
Anti pasqua è la guerra: ogni guerra. Anti pasqua è lasciare il prossimo nel vestibolo malinconico della vita, dove “si tira a campare”, dove si vegeta solo. Anti pasqua è passare indifferenti vicino al fratello che è rimasto con l’ala, l’unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine.
E si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con te. Soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un’ala di riserva.
Antonio Bello, Alla finestra la speranza