Oggi vogliamo farvi un regalo che consiste in un ritratto inedito di Paolo Borsellino, il giudice Antimafia che quel maledetto 19 luglio del 1992 venne ucciso insieme agli agenti di scorta Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Agostino Catalano. Questo regalo vogliamo farlo proprio a poche ore dalla morte di Totò Riina, Il capo dei capi, morto nella notte del 17 novembre 2017.
Paolo Borsellino fondò il suo servizio per la giustizia su una vita cristiana profonda ma mai ostentata. Il giudice era sempre attento all’uomo a prescindere dal rapporto che lo stesso avesse con lui
Prima di tutto per Paolo Borsellino veniva l’uomo, sia che si trattasse di un amico, di un testimone di giustizia, di un criminale, aveva sempre una parola di incoraggiamento e di rispetto nei confronti della persona che aveva davanti.
Una testimonianza inedita su Paolo Borsellino
Nonostante a distanza di tanti anni sulla morte di Paolo Borsellino ci siano ancora tanti dubbi e misteri, quello che rimane a tutti noi è soltanto un cumulo di ricordi custoditi soprattutto nella memoria di coloro che lo hanno conosciuto davvero e che possono testimoniare la sua genuinità e la sua integrità morale.
Molto interessanti a riguardo sono le testimonianze di Giovanni Paparcuri ex autista del giudice istruttore Rocco Chinnici, scampato soltanto per un soffio alla strage di via Federico Pipitone a Palermo il 29 luglio del 1983 e diventato poi collaboratore informatico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il quale si interessò di micro firmare gli atti dell’istruttoria del maxiprocesso a cosa nostra.
«Un giorno dobbiamo spiccare il mandato di cattura per alcune persone coinvolte nell’omicidio del capitano Basile.
Nella stesura del mandato all’inizio ne sono indicate cinque. Io batto a macchina tutti i fogli, li porto al dottor Borsellino, li riprendo e vedo che la quinta persona è depennata.
Penso a un errore, così riscrivo quella pagina e gliela riporto. Ma lui toglie di nuovo quel nome.
A un certo punto, si alza e viene nella mia stanza: “Insomma, a cosa stiamo giocando?
Giovanni, questo non lo devo arrestare. Se le prove non reggono al dibattimento, che figura facciamo?”. Lo guardo negli occhi, capisco cosa vuole dire».
È questo il racconto di Paparcuri, fatto al figlio di Paolo Borsellino Manfredi, il quale lo ha ringraziato personalmente.
“Hai fatto bene a dirmelo, perché episodi come questo mi fanno capire che mio padre non era forcaiolo”, sono queste le parole di Manfredi Borsellino.
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