Affrontare un lutto è quanto di più difficile ci ritroviamo a fare lungo la strada della “vita”. Inevitabilmente, vivere significa anche morire. Abbandoneremo queste spoglie, prima o poi, per rifugiarci nel vento, per salire in Cielo.
Ma quando sono gli altri a lasciarci, è diverso. Una frase che si ripete sempre è la seguente: “La morte è per chi resta.” Ed è vero.
Quando moriamo, non possiamo soffrire più per noi stessi.
Sono gli altri a soffrire per noi, a sentire la mancanza, a desiderare di trovarci ancora una volta, nel buio, nei sogni.
Come possiamo affrontare questo momento estremamente delicato? C’è un “modo giusto”? Dipende da ognuno di noi.
“Se vuoi poter sopportare la vita, disponiti ad accettare la morte.”
-Sigmud Freud- C’è lutto dove c’è sofferenza
Alcune persone attorno a voi proveranno a definire cosa può aiutarvi di più, persino voi stessi potreste farvi pressioni o essere molto confusi. “Non entrare in casa sua”, “Dovresti evitare di tornare in quel posto”, “Devi regalare le sue cose”, “Non torturarti guardando le sue foto.”
Decidete per voi stessi, non evitate i momenti o le situazioni che sentite di dover vivere, perché questo a lungo andare provocherà maggiore sofferenza. Fate e dite tutto quello che dovete e volete. Sbagliarsi nel dire qualcosa non fa male come non aver detto le cose. Anche se vi invade il dolore: decidete per voi stessi.
Ci sono morti che possono avere un impatto maggiore di altri, ad esempio se si pensa che poteva essere evitata, se si crede che la persona abbia sofferto, se ci mancano le informazioni necessarie, se la persona è morta dopo una lunga malattia o forse per il modo in cui abbiamo ricevuto la notizia.
Molte persone affermano di stare meglio i primi giorni rispetto ai mesi successivi. È una reazione del tutto normale e che ha una funzione protettiva. L’iniziale stato di shock è una difesa mentale che ci protegge dal dolore devastante.
Come affrontare un lutto
“Come un mare, attorno alla vita soleggiata, la morte canta giorno e notte la sua canzone senza fine”
– Rabindranath Tagore
A volte lo shock iniziale, all’interno del processo di lutto, è seguito da paura, angoscia, panico, agitazione, ira, confusione. Il pensiero è caotico, non riusciamo a concentrarci su nulla, non si è ancora assimilato quanto accaduto e si immagina si tratti di un incubo.
La mente non funziona come d’abitudine, su questo non ci sono dubbi, ma tutto quello che si sta vivendo è completamente normale, è quello che viene chiamato derealizzazione (disconnessione dall’ambiente circostante) e depersonalizzazione (disconnessione da se stesso). È il modo che ha il corpo di gestire la sofferenza dosandolo nel tempo.
Trovarsi in questo stato non vuol dire essere pazzi né malati. Lo stordimento e la confusione fanno parte dell’esperienza della perdita, il lutto è naturale per quanto sembri nocivo. Quando una persona cara non è più con noi, la reazione più normale è soffrire.
E gli oggetti legati al ricordo, è meglio conservarli o buttarli? Il problema non risiede nel conservarli o meno, la questione è: cosa si fa con essi. Gli oggetti hanno la funzione di aiutare a mantenere un vincolo che è stato importante. Permettono di connettersi con i ricordi e sentire che esiste ancora una relazione.
Se gli oggetti ci permettono di esprimere i nostri sentimenti, allora ci aiutano a proseguire lungo il cammino corretto del lutto. Tuttavia, se conservarli è un modo per non accettare quanto accaduto o negare la realtà, allora non ci permetteranno di avanzare. Non bisogna sbarazzarsi di tutto in fretta, non bisogna essere precipitosi. È bene concedersi del tempo per decidere cosa ci piacerebbe fare con essi. Inoltre, non bisogna permettere a nessuno di realizzare questo compito al posto nostro; farlo, anche se doloroso, ci aiuterà.
“La morte non ci ruba le persone amate. Al contrario, le conserva e le immortala per noi nei nostri ricordi. La vita sì che ci ruba spesso e definitivamente chi amiamo.”
-François Mauriac-
Non puniamoci, non accusiamoci di dover stare già meglio. Ognuno ha i suoi tempi ed il peggiore nemico del lutto è anestetizzare i sentimenti. A partire da ogni perdita, impariamo quello che è davvero profondo ed importante per noi.
Facciamo ordine tra le emozioni e le priorità e cresciamo come persone. Sebbene nulla tornerà ad essere uguale, sviluppiamo nuove forme per superare le difficoltà e per affrontare i nostri conflitti.