Paolo Palumbo, il giovane rapper malato di Sla “La fede ha salvato la mia anima”. Il 22enne, si è esibito sul palco dell’Ariston in questa 70esima edizione del Festival di Sanremo. Il giovane, malato di Sla, si è esibito grazie ad un sintetizzatore ottico. Le sue parole e la sua storia hanno colpito tutti quanti i presenti al Teatro Ariston ed i telespettatori a casa.
Ma chi è Paolo Palumbo? Sardo e molto giovane, 22 anni ed è il più giovane malalto di Sclerosi laterale amiotrofica, in tutta l’Europa. Lo scorso mercoledì 5 febbraio, il giovane si è esibito sul palco dell’Ariston per dimostrare che i limiti sono soltanto nella nostra testa.
Paolo ha voluto insegnare il coraggio nell’andare avanti e lottare, anche quando ci troviamo davanti ad un ostacolo che appare così insormontabile.
Paolo Palumbo, dall’Ariston il coraggio nell’andare avanti e lottare
“Il brano che porto è un inno alla vita, scritto con l’obiettivo di spronare chi si arrende al primo ostacolo. Se ho incontrato la musica è grazie alla malattia, all’inizio è stato il modo con cui cercavo di far sentire ciò che provo tutti i giorni combattendo la mia battaglia.
Cantare all’Ariston è il regalo più bello che potessi ricevere, sono grato ad Amadeus, un uomo estremamente sensibile, dal cuore grande e sincero”. Sono state queste le parole di Paolo che ha voluto ringraziare pubblicamente Amadeus per l’occasione che gli ha dato.
Il 22enne è salito sul palco dell’Ariston aiutato da una rampa speciale montata per lui e da li ha cantanto, grazie al suo comunicatore verbale che da circa un anno gli ha permesso di esprimersi.
La diagnosi
La diagnosi di Sla sarebbe arrivata qualche anno fa, quando Paolo aveva solo 17 anni. Un giorno pentole e posate hanno iniziato a cadergli di mano, da li è stato un susseguirsi. Il suo sogno era quello di diventare chef e quando è arrivata la malattia stava per iscriversi alla scuola di alta cucina di Gualtiero Marchesi.
Poi il dramma, anche se lui stesso non considera la sua malattia una condanna. “Ho brevettato il gusto della vita”, un tampone che si mette in bocca e diffonde gli aromi dei cibi più prelibati: quando desidero un tiramisù o un gambero in tempura, ho in casa l’invenzione capace di appagare le mie papille gustative mentre la peg mi nutre. Anche questo aiuta a convivere con la Sla”.
Il suo percorso di fede
Paolo è un giovane che ha tanta fede e lo stesso dice di pregare tutti i giorni. Il 22enne dice di aver coltivato il dono della fede in questi anni e sottolinea come questa abbia salvato la sua anima. “Credo profondamente e prego tanto, tutti i giorni. Prego perché i miei sforzi abbiano un senso nell’umanità.
Prego ovviamente per i miei cari. Quanto a me, pregare per chiedere la grazia della guarigione sarebbe egoistico: Dio ha un disegno per tutti noi, se sono in questa condizione c’è un motivo preciso e questa consapevolezza mi basta”.
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Photo evidenza via kumalibrevideo