A volte svalutiamo la panchina al parco. Pensiamo a quante persone si sono sedute lì, quante se ne sono andate. Ci adagiamo per un momento, magari per riposare le gambe. Poi, alcuni ci dormono, perché non hanno un altro posto dove andare.
Le panchine offrono tantissimi ricordi. Ognuno è speciale: dai primi amori, fino agli amori finiti, perduti, dimenticati. Pensiamo alla panchina del nostro parco, o sotto casa. Dove ci siamo seduti prima di andare a scuola, a lavoro.
Ecco, sono un posto magico, le panchine: e per questo motivo oggi vi raccontiamo una storia meravigliosa. Una storia che è senza tempo, che vale per tutti, che ci toccherà le corde del cuore.
La storia di una panchina
Oggi si sono seduti due anziani che raccontavano la loro vita, l’unica loro compagnia la solitudine vengono lasciati troppo spesso soli, così si ritrovano su una panchina a dividere per pochi attimi la loro vita con altri.
Ecco ora si siedono due ragazzi: iniziano a parlare del loro avvenire, vorrebbero avere una famiglia sposarsi, fare dei bimbi. Hanno paura, sono disoccupati, un velo di tristezza nei loro occhi come faranno senza un lavoro a pensare di costruire una famiglia poi si guardano si abbracciano mano nella mano si incamminano nel loro futuro.
Ora arrivano due bambini con le loro mamme, giocano i bimbi nella loro spensieratezza. Le mamme si siedono parlano del più e del meno ogni tanto si sentono le loro voci. Stai attento, non correre che cadi. Poi tornano a casa.
Io rimango solo per un po’, ma adesso arriva una coppia. Iniziano a parlare lei: perdonami ma amo un’altra. Con le lacrime agli occhi lei si alza dalla panchina scappa via più disperata che mai…
Dopo un po’ arrivano due signori distinti, dai loro discorsi capisco che sono due avvocati. Sai dice uno d loro, oggi una giornataccia, ho 4 cause, sai quel tizio che maltratta la moglie poi c’è un tizio che ha picchiato la mamma. L’altro gli risponde io ne ho una sola difendo un invalido per i suoi diritti.
Un intreccio di vite
Dopo 5 minuti di riposo si siede sulla panchina una donna, iniziando a parlare da sola, piangeva, aveva un foglio in mano. Iniziò a leggere ad alta voce i suoi analisi appena ritirati da un laboratorio.
Urlava… non posso morire, non posso lasciare soli i miei figli devo combattere. Si asciugò le lacrime, si alzò dalla panchina dicendo: devo farcela, ce la farò..
Ora è quasi ora di dormire, anche le panchine dormono questa sera. C’è freddo e si gela. Sento dei passi che si avvicinano alla panchina ecco ora si siede un clochard stremato, affamato, infreddolito.
Si siede con un cartone dei sacchetti in mano al cui interno c’è tutta la sua ricchezza. Ecco ora si sdraia sulla panchina si copre con il cartone e guardando il cielo dice la sua preghiera. Poi infila la testa sotto il cartone addormentandosi nel gelo della notte.
Ecco ora intorno tutto silenzio sento solo il respiro di questo clochard che mi fa compagnia per tutta la notte, io panchina non sono mai sola ora vado a nanna anch’io buona notte Mondo..
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